1. La Comare si fa Trombare

    AvatarBy Ares il 2 July 2014
     
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    Tutti si ricordano come erano i
    matrimoni. Quei matrimoni tipici, che oramai in quel modo non si
    scrivono più. Quei matrimoni con centocinquanta invitati, pieni di
    gente che non avevi mai visto, e dove magari scoprivi di avere dei
    parenti a te totalmente estranei. Ognuno stava col suo nucleo
    famigliare, o col suo gruppetto di amici e quasi amici, a guardarsi
    intorno curioso nello scoprire visi nuovi, vecchi, giovani, stanchi,
    e a chiedersi a chi avessero mai potuto appartenere. Poi, durante lo
    svolgersi della festa, parlavi con quello, ballavi con quella, e a
    quella magari ci scappava che gli sbattevi il cazzo duro in pancia,
    un po' per caso e molto per davvero. Magari era la comare della
    sposa, o per meglio capirci, la testimone. Quel sabato di 15 anni fa
    fu così che cominciò l'eccitante e sborrosa avventura. Si sposava
    mio cugino, ed ero al ricevimento con tutta la mia famiglia, padre,
    madre, fratelli, nipotini, e poi gli zii, le zie, gli altri cugini,
    le altre cugine, i loro mariti, le loro mogli, e non so chi cavolo ci
    fosse ancora. E poi un'orda impazzita di urla e schiamazzi, persino
    dentro alla chiesa. A me i matrimoni piacevano appena appena un po'
    di più dei funerali, figuriamoci. Ma fu appunto in chiesa che la
    vidi, vicina alla sposina, nelle veci di testimone, un fiore dal
    vestitino rosa, bellissimo, fresco, biondo, dalla vitina perfetta,
    dalle gambette bianche, affusolate, dalla movenze gentili. La vidi di
    schiena, fu già abbastanza per sognarla pronta. Ma poi si girò,
    leggermente, fu un fendente, un coltello affilatissimo che mi entrò
    nello stomaco, ma senza farmi alcun male. Sentii solo un lievissimo
    impedimento che dallo sterno scese giù, giù fino allo sbocco del
    desiderio. Si girò leggermente, ammiccando a qualcuno, e ad
    irradiare me col suo visino perfetto e col suo sorrisino preciso.
    Quel matrimonio cominciò ad avere un perché. Dentro di me
    ringraziai mio cugino per essersi deciso al passo, ma lo feci
    talmente con il cuore, che nello stesso tempo, lui da sotto l'altare
    a pochi secondi dal sì, si girò proprio a cercarmi. Lo guardai
    stupefatto e tirai i nervi del viso come a dire, porca vacca, mi ha
    scoperto.

    Il prete disse e ora andate
    e divertitevi, e nell'uscire dalla Casa del Signore, nel gran caos
    dei saluti e dei chiacchiericci e dei bacetti e degli auguri, io non
    la persi praticamente mai di vista. Riuscivo a scovarla tra scorfane
    e vecchiette, tra ragazzini indemoniati nello spostarsi come fulmini
    e ragazzette intente a specchiarsi nei loro tiratissimi vestitini.
    Una fila di macchine lucide e strombettanti ci portò al ristorante,
    il ristorante per eccellenza, un'alcova delle feste nascosta in mezzo
    al bosco delle Prealpi venete. Il sole di giugno batteva come fosse
    da poco scappato di prigione, la cravatta cominciava a trasformarsi
    in guinzaglio, il sudore interagiva con il dopo barba non ancora del
    tutto assorbito.

    E poi tutti seduti, a
    mangiare, io a cinque metri da lei, ad osservarla, cercando
    compromessi di libidine. Ma lei niente, strafottente a cullarsi la
    posizione, a baciarsi il collega fidanzato quando la folla battendo
    di forchetta sui piatti chiamava al loro turno. Ero invisibile, non
    ero abituato, volevo vincere. La banda cominciò con quella nenia del
    cavolo, per me insopportabile, con le polke e i valzer, e tutte
    quelle robe per noiosi che non ho mai sopportato. E mai ballato. Ma
    quando la notai farsi luce verso quella pista per dondolarsi in
    quelle danze, non riuscii a trattenermi, e la seguii, tra la calca,
    con circospezione. Sembravano tutti impazziti. La vidi ballare con
    uno, poi con un altro, ancora più vecchio. Finito il ballo il
    vecchio se ne andò. Tu vuoi capire che rimase sola? Mi fiondai.

    -Cavolo! Ho visto che balli
    bene! Dove hai imparato?

    _Ho sempre ballato con mio
    papà, fin da piccola. Tu balli?

    -Si, certo, un po'. Mi è
    sempre piaciuto tantissimo il ballo liscio, forse un po' più la
    musica che il ballare in se stesso

    _Anche a me, tantissimo,
    questi balli sono l'essenza del ritmo. Proviamo?

    -Proviamo, proviamo.

    Non sapevo una fischia di
    come muovere i piedi, al contrario le mani andavano da Dio. Non
    sentivo musiche, ma solo il suo respiro densamente lieve, non vedevo
    niente, che non fosse lei ed il suo corpo. Lo sentivo tra le dita,
    dal fondo schiena di cristallo fino alla vita di porcellana, e su,
    fino alle spalle di cartone. Era solo l'impressione, ma pareva una
    bambola veramente, delicata, da collezione. Una bambola viva, che
    pulsava, su cui sfioravo il mio torso, a cui facevo sentire il mio
    petto sul suo, protetto da tutti quei ballerini matti che si
    frastornavano attorno a noi. Lei non era per nulla imbarazzata, solo
    che teneva lo sguardo basso, la testa dolcemente curva in avanti,
    come a voler confondersi. Di colpo, il mio bacino batté in avanti.
    Il cazzo si stampò sul suo basso ventre. Alzò di poco lo sguardo,
    ma non ad incrociare il mio, lo alzò appena, a guardarmi il petto,
    poi subito ancora in giù. Ed io, il manico, glielo tenni lì, a
    farglielo scoprire, a farglielo capire, a farglielo studiare. E lei
    studiò. E finita una musica, subito un'altra. Ma fra noi non cambiò
    nulla. Il mio cazzo sempre sulla sua pancia, le mie mani sempre ad
    impararla. Eppure qualcosa ballavamo. Poi la banda finì e ci
    staccammo. E alzando finalmente a me gli occhi, commentò.

    _Vedi, abbiamo provato ed
    abbiamo fatto.

    -Ho visto, ho visto. Ci
    ritroviamo dopo?

    _Si, dopo. Io ho bisogno di
    lavarmi le mani. Tu no?

    -Si, anch'io.

    _Magari andiamo assieme.

    -A lavarci le mani?

    _Hai bisogno anche di altro?

    -Cosa intendi?

    E avvicinandosi
    all'orecchio, dopo aver scrutato l'andirivieni attorno a se...

    _Che cosa hai intenzione di
    fare con quello?

    -Quello, proprio quello? Tu
    cosa pensi che dovrei fare?

    _Intanto passo a vedere come
    sta la sposa, sai, magari si è già pentita. Poi vado a lavarmi le
    mani.

    -Bene.

    Mi precipitai giù per le
    scale che portavano alla toilette, rischiando di farle ruzzolando, ma
    sarebbe stato un peccato ruzzolare in quel momento. Entrai in quella
    degli uomini. Uno degli invitati era appena uscito dai servizi. Lo
    salutai serissimo. Feci finta di entrare nel vano Water, ma appena se
    ne andò uscii ed aprii la porta che dava sul corridoio. La vidi
    scendere e le feci cenno con la mano. Due bambini scesero di corsa
    alle sue spalle. Giocavano. Percorsero il corridoio straniando come
    belve, avanti ed indietro, poi risparirono.



    -Vieni di qua, dai!

    _Nel bagno degli uomini?

    -Non c'è nessuno!

    _E se arriva, qualcuno?!

    -C'è lo sgabuzzino delle scope!

    _Lo sgabuzzino delle scope. Perfetto!

    -Vieni, entra qui, anche se
    arriva qualcuno chi se ne frega, qui non vengono a pisciare!

    _Qui non ci si lava neppure le mani!

    -Te le lavi dopo. Dai che chiudo a chiave.

    _Speriamo che nessuno abbia bisogno delle scope.

    -Stai tranquilla, gli unici che hanno bisogno di scopare, qui, siamo noi.

    _Dai allora, tiralo fuori!

    -E tu tirati via tutto. Guardalo qua, hai visto?

    _Eh. L'ho visto. Che cavolo di curva fa!

    -Non hai mai visto un cazzo con la curva?

    _Così no.

    -Dai che dopo si raddrizza.

    _Mi metto su quel tavolo. Aspetta che tolgo sta roba.

    -Fai, fai. Guarda qua
    che fregnetta. Ti somiglia. Appoggiati bene sull'orlo che ti scopo in
    piedi. Dai....

    _Su cosa....aaah....mi...somiglia...

    -Vedi...è stretta, come te...oooh...

    _ La curva, mi raschia...la fica...me la raschia... aaah...

    -Non ti piace...uhh...a me piace...

    _Va bene, bene, così, così...che curva!

    -Sss, Sss, piano...parla piano...

    _Ahhh, mi sbattono le palle...

    -Hai le palle?

    _Le tue, mi sbattono...

    -Ohh...si...le mie, mi pareva... ti fanno male?

    _Si! Malissimo...ahhhh...

    -Ti fanno male....si...male...

    _Il tavolo! Il tavolo,
    fa rumore...mi fotti con troppo ardore... ahhh... rallenta... no, no,
    aumenta, aumenta...

    -Aumento, aumento, oooh...

    _Lo sento! Amore, lo
    sento...

    -Chi?

    _Il cazzo! Lo sento...

    -Se lo hai sentito... solo adesso...ohhh...si...devi essere... essere un po'....sorda...

    _Spiritoso... dai, co sto martello...

    -Ci do, si...che ci do....

    _Mmm...chiavamela...chiavamela...dentro...più dentro...così...

    -Lo senti...eh....lo senti ancora...Ascolta... come urla...

    _Si...urla...me la vibra
    tutta...me la sta...distruggendo...Ohhh... Fermo... fermati...
    Prendimi da dietro, dai, da dietro, ora, da dietro...

    -Dai, girati! Appoggia le mani là...si...proprio così...allarga...

    _Uuuh...Che bello...spingi...spingi...

    -Che topa....che topa....

    _Me la fai scoppiare... c'ho dentro una bomba...che bello...

    -Bello?.... Chi? ....Chi cazzo...stai.... guardando...uuuuh...

    _Il tuo ...che mi spunta...fuori...dalla bocca...

    -Che culo di velluto che hai... piccola....

    _Palpamelo...stringimelo...
    spingimi la verga...si...vengo...ci sono...vengo
    tutta...tutta...ahhhh...

    -Piccola...dai...dammela sta bocca, dammela...dai...

    _Eccola...eccola...riempimi...riem....

    -Prendilo...prendilo...tutto...ecco...ohhhh...

    ................................................................................................................

    _Non c'era mica sul menù questo...

    -No?

    _Però, niente male il dolce dopo il primo...

    -Guarda che ormai saranno già in tavola anche i secondi.

    _Sono proprio curiosa di scoprire il contrasto di sapori.

    -Dai, saliamo prima che vengano a cercarci. Rivestiamoci, dai.

    _Hai sentito nessuno entrare in bagno?

    -No, proprio no.

    _Se qualcuno è entrato è più probabile che abbia sentito lui noi!

    -Per forza, non hai fatto altro che chiacchierare e fare uh ah eh oh gnarf sgnurf sgnirf!

    _Anche tu hai fatto uh ah eh ih!

    -Io no! Dai gnocchetta,
    risaliamo su. Uno alla volta. E fai l'indifferente. Come se non fosse successo niente.

    _Si. Come se non fosse successo niente, niente, niente, niente, niente...
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