1. le pastorelle

    AvatarBy Ares il 23 July 2014
     
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    Quell'estate mia madre decise di andare a trovare dei lontani parenti che non vedeva da anni. Abitavano in una borgata sperduta fra i monti e ci si poteva arrivare soltanto a piedi. Qualche volta avevo sentito parlare di loro come gente semplice, che viveva isolata e che raramente scendeva in paese a fare la spesa. Ero curioso di fare la loro conoscenza anche perché avevo saputo che avevano due figlie, una circa della mia età e l'altra più grande. Partimmo alla mattina presto e dopo un'ora e mezza di salita faticosa arrivammo finalmente al gruppo di edifici dove abitavano. Da lontano sentimmo latrare un cane che ci aveva fiutato e mia madre che era particolarmente timorosa si strinse a me pensando che non avessi paura. In effetti non mi piacevano i cani ma la presenza di mia madre e soprattutto il possesso di un robusto bastone mi rendevano abbastanza tranquillo. Infatti vedemmo correrci incontro un grosso cane da pastore che non sembrava per niente ben disposto. Mi misi davanti a mia madre che tremava come una foglia ed attesi con un certo timore che il cane si avvicinasse. Ero pronto a combattere quando si sentì nell'aria un fischio prolungato e il cane fece rapidamente dietrofront e ritornò trotterellando sui suoi passi. Da dietro un covone di grano spuntò una persona che gridò – Venite pure avanti. Non abbiate paura.
    Non fa niente – la voce era argentina e capii che doveva essere una giovane. Quando fummo abbastanza vicini, vidi che l'autore del fischio era una ragazza alta circa come me, con i capelli rossi. La guardai con curiosità quando fummo vicini: aveva, come ho detto, i capelli rossi, le lentiggini in faccia. Portava una gonna scozzese sotto il ginocchio e un pullover. Aveva un fazzoletto in testa che le dava un aspetto da contadina irlandese. Notai che aveva delle belle gambe e che il pullover nascondeva un petto discreto. Mia madre la salutò – Giovanna, ma sei tu? Come sei cresciuta! Sei proprio una bella ragazza. E tua sorella dov'è? -Dietro alle mucche... venite . Avete fatto proprio bene a venirci a trovare, proprio ieri parlavamo di voi - Ci fece strada e seguendola ammirai anche il suo culetto a mandolino. I genitori ci accolsero con gioia - Giovanna, vai con lui a chiamare Veronica - Vieni – mi disse la ragazza dai capelli rossi prendendomi per mano. Il contatto mi elettrizzò. Uscimmo e cominciammo a salire il sentiero che conduceva al pascolo. Io la guardavo e dovevo riconoscere che era proprio bella – Hai il moroso? - le chiesi timidamente – Perché? - mi rispose – Perché... perché sei così carina - Si fermò – Grazie, anche tu mi piaci - Poi senza dire altro mi baciò sulla bocca. Io rimasi stupefatto. Era la prima ragazza che mi baciava! - Vieni – proseguì prendendomi per mano. Io la seguivo docile come un cagnolino e pensavo alla freschezza di quelle labbra che mi avevano scombussolato. Desideravo di nuovo quel contatto ma non osavo. Cominciai ad essere stanco – Fermiamoci un istante – le chiesi, ansando. Lei si arrestò. Eravamo vicini. Preso dal desiderio, mi avvicinai e la baciai a mia volta. Lei mi respinse dolcemente e sorrise – Allora ti piace? - Si – Si avvicinò al mio viso e mi baciò di nuovo, mettendomi la lingua in bocca. Mi sentii soffocare. Nel tentativo di liberarmi le misi le mani davanti e mi accorsi di toccare le sue morbide tettine. Spaventato, tentai di ritirare la mano ma lei la trattenne con la sua – Vieni – mi sussurrò. Mi lasciai trascinare in un cespuglio. Sedette, poi mi chiese – Ti piaccio davvero? - Io non capivo più niente – Da morire... - le risposi – Accarezzami allora... - Mi prese la mano e la portò sotto la maglia. Io tremavo dall'emozione. Risalii verso il suo seno e sentii la morbidezza di una sua coppa: era nuda sotto! Lei sollevò il tessuto e mi mostrò due favolose tettine – Succhiale - la sua voce era tesa e gli occhi semichiusi. Come in sogno mi chinai e cominciai a lambire con le labbra i capezzoli rosei. Emanava un profumo inebriante ed io mi immersi nel canalino fra le tette assaporando il suo odore. Lei mi lasciava fare, accarezzandomi i capelli. Mi sussurrò – Sai che sei un bel ragazzo, mia madre mi aveva parlato di te ma non credevo... - Anche tu sei bellissima – mormorai pieno di desiderio. Le misi una mano sulle ginocchia e feci risalire la gonna. Mi chinai e vidi le mutandine che coprivano il suo sesso. Lei seguiva il mio sguardo compiaciuta – Vuoi vedere cosa nascondo? - mi disse maliziosa – Posso? - dissi esitando. Lei si divincolò ridendo – Un poco alla volta... così soffrirai - Si rimise a posto la maglia e si avviò – Andiamo pigrone, vieni c'è una sorpresa... - La seguii, sperando che cambiasse idea. Giungemmo in una conca dove c'erano delle mucche a pascolare. Seduta su di un sasso c'era una ragazza, coi capelli castani, intenta a leggere un libro – Youuu – gridò Giovanna – siamo noi – Salutò con la mano e la sorella rispose al saluto. Si era alzata e la potei vedere bene. Rimasi di stucco: era una gran bella ragazza. Era più alta di Giovanna, i capelli castani lunghi incorniciavano un viso di madonna. Aveva un corpo da favola: un seno eretto che spingeva sotto la camicetta aperta mostrando l'inizio di due coppe fantastiche, due fianchi opulenti e gambe lunghe e affusolate. Rimasi a guardarla in silenzio. Giovanna si accorse dell'impressione suscitata dalla sorella e ridacchiò – Ecco la sorpresa... bella vero? - Corse verso la sorella e la baciò sulla bocca! Io ebbi un colpo al cuore: non avevo mai visto due donne baciarsi! La prese per mano e la portò verso di me – Mi ha detto che sono bellissima, adesso sentiamo se ha detto la verità... allora chi è più bella fra noi due? - La sorella era imbarazzata – Dai Giovanna smettila, non vedi che lo fai diventare rosso - In effetti ero imbarazzato da tanta franchezza e mio malgrado diventai rosso paonazzo – Sai Veronica... - continuò Giovanna mettendole una mano sulla camicetta – le ho fatto vedere le mie tettine e le sono piaciute. facciamogli fare il confronto -Stava per aprire la camicetta, ma sua sorella la fermò – Giovanna, sei proprio una... - Ti vergogni, ti vergogni - la canzonò la sorella – sono più brutte le tue - Veronica sospirò – Guarda che poi ci rimani male - Brava! Brava! - saltellò Giovanna. Le prese i lembi della camicia e li aprì. Io stavo per svenire. Dall'indumento apparvero due grandi, meravigliose mammelle, turgide e sode. Erano bianchissime ed avevano due capezzoli che sembravano due fragole. Io ero ipnotizzato. Avevo smesso anche di respirare. Non poteva essere vero. Stavo sognando – Hai visto? - disse Veronica chiudendo la meravigliosa visione – hai visto la faccia che ha fatto? - Improvvisamente impazzii – Posso, posso toccarle? - chiesi con la bava alla bocca. Veronica sorrise e aprì di nuovo la camicetta – Guardare si, toccare no... -Io diventai rosso come un gambero – Guarda! - disse Giovanna – guarda come gli è diventato duro! - indicando i miei pantaloni. Sarei voluto sprofondare: sentivo il mio pisello premere disperato contro le mutande, reclamando di uscire – Ora basta – disse Veronica – torniamo a casa-
    Le due ragazze fischiarono e le mucche cominciarono a dirigersi verso casa. Si allontanarono mano nella mano, lasciandomi solo. Fatti alcuni passi si voltarono e mi invitarono a seguirle. Mentre scendevamo verso casa non riuscivo a dimenticare le splendide tette di Veronica e le raffrontavo a quelle più piccole ma più maliziose di Giovanna. C'era da perdere la testa. Intanto le due ragazze ancheggiavano davanti a me voltandosi a guardarmi ridendo. Passammo per uno stretto valico protetto dalle piante. Io ero poco distante da loro e stavo beandomi dei loro sederini che si muovevano quando all'improvviso e insieme si sollevarono la gonna e mi mostrarono per un attimo i loro fantastici culetti. Rimasi a bocca aperta. Si voltarono e vedendo come ero rimasto risero di nuovo – Guardare e non toccare... – cominciarono a canticchiare continuando a scendere. Giungemmo così al gruppo di case. Mentre Veronica e Giovanna portavano le bestie nella stalla io entrai come in trance nella cucina. Mia madre, vedendomi si allarmò – Santo cielo cosa ti è successo? Sei così pallido - Le mucche – balbettai – le mucche lo sai mamma che mi fanno paura - La madre delle due ragazze si mise a ridere – Ah questa poi! Un giovanotto grande e grosso come te! Aver paura delle mucche! Non ci posso credere. - Entrarono le due sorelle abbracciando calorosamente mia madre. Lei le guardò e batté le mani – Mamma mia Veronica! Ma sei diventata una ragazza stupenda! - Io ero d'accordo nel mio intimo – Ma Pasqua... – continuò mia madre rivolta alla madre – chissà quanti mosconi gireranno per casa.... - Macché – rispose la signora Pasqua mettendo sul fuoco una pentola – non ne vogliono sapere quelle due lì! Li mandano via appena si fanno vedere. Stanno bene solo insieme, per me rimarranno zitelle - Non ci credo – disse mia madre – non posso crederci, vedrai che quando troveranno il tipo adatto. oh ma ecco Dionigi col pane appena sfornato! Posso aiutarvi? - Stia a sedere – rispose il marito – siete ospiti e gli ospiti vanno trattati coi guanti. Voi piuttosto – continuò rivolto alle figlie – dopo mangiato perché non portate il ragazzo a vedere dove abbiamo trovato quel reperto antico, anzi andatelo a prendere - Giovanna si alzò e portò un pezzetto di coccio, mostrandomelo. Io ero appassionato di archeologia già da allora e riconobbi un frammento di un vasetto. Lo presi fra le mani – E' bellissimo, sarei proprio curioso di vedere dove l'avete trovato. potrebbero esserci delle altre parti -
    Le due sorelle si scambiarono un'occhiata divertita – Va bene, dopo mangiato ti accompagniamo -
    Nel pomeriggio il caldo era notevole e i vecchi si sedettero sulla veranda in comode sdraio e si assopirono. Io smaniavo dalla voglia di rimanere solo con le due ninfe per vedere cosa avrebbero escogitato di nuovo. Aspettammo che calasse un poco la temperatura poi ci avviammo. Arrivammo sul posto in poco tempo. Era un piccolo anfratto col suolo in terra battuta, soffice. Io mi chinai e cominciai a spostare un poco la terra. Affiorò un piccolo coccio. Con le mani tremanti lo raccolsi e lo pulii. Poi lo mostrai alle due ragazze – Guardate – dissi – c'è dipinta Venere, la dea dell'amore - Giovanna la guardò – Era quella lesbica? - No – la rimproverai – quella che dici tu era Saffo, la poetessa greca, così almeno dicono - Quella mi piace – continuò Giovanna accarezzando la sorella sul seno – è la nostra dea... - Io guardai le due ragazze abbracciarsi e baciarsi avidamente – Tu vai bene – disse poi Giovanna – perché sei bello e fine, non come quelle bestie che abitano qua attorno. tu potresti... - poi si interruppe. Io le guardavo e non riuscivo a capire. Giovanna forse intuì il mio pensiero – Vieni con noi, all'interno - Si avviarono e io le seguii. Dopo alcuni metri ci trovammo in una specie di piccola camera. A terra c'era un giaciglio di foglie secche di granoturco. Veronica si spogliò silenziosa rimanendo completamente nuda. Io guardavo e mi sembrava di sognare. Si distese a terra mentre la sorella si spogliava a sua volta. Avevano dei corpi da favola. Io ero rimasto fermo, annichilito. - Avanti – sentii dire a Giovanna – spogliati anche tu - Io? - dissi scandalizzato, diventando rosso – Si tu – ribatté Giovanna – o vai via o ti metti come noi, siamo curiose di vedere com'è l'affare di un ragazzo di città, pulito ed educato. avanti o vuoi che lo faccia io? - Stava per alzarsi. La prevenni. Imbarazzatissimo mi tolsi la camicia e i pantaloni – Oh quante storie – disse Giovanna e con uno scatto mi tolse la maglia e mi abbassò gli slip. Inutile dire che il mio pene era al massimo delle sue possibilità – Carino – disse Giovanna, prendendolo in mano – vieni qui -
    Mi fece sdraiare a terra, poi cominciò ad accarezzarlo mentre Veronica si era seduta e la guardava – Sai Veronica – continuò Giovanna – alcune lo prendono in bocca. vuoi provare? -
    Vidi incredulo la bella ragazza avvicinarsi e prenderlo in mano. Mi sembrava di impazzire. Sentivo che stavo venendo e cercavo in tutti i modi di trattenermi. Veronica si abbassò e lo mise in bocca. Io non riuscii a trattenermi e tutto il mio liquido spruzzò la faccia a Veronica che balzò indietro. Giovanna si mise a ridere in modo irrefrenabile mentre la sorella si puliva alla meglio – Hai visto che effetto gli abbiamo fatto? Poverino è stato preso di sorpresa, ma vedrai che saprà fare di meglio... abbiamo intenzione di farti partecipare sai... sei molto bello così nudo, sei un poco come noi. guarda che bei capezzoli che hai... - Così dicendo si chinò sui miei capezzoli e cominciò a succhiarli. Intanto Veronica mi aveva preso una mano e l'aveva portata sulle sue splendide coppe – Ora puoi toccare.... ma piano - E io allora? - disse Giovanna prendendo l'altra mano e portandola su una sua tettina. Ero in paradiso. Pregai di morire così. Non volevo ritornare alla vita di sempre. Intanto Veronica si era girata e mi aveva messo la sua splendida passera in faccia mentre con la bocca leccava i miei testicoli. Non osavo muovermi e guardavo estasiato le grosse grandi labbra di quella magnifica creatura che a pochi centimetri dalla mia bocca sembravano pulsare di desiderio – Avanti cosa aspetti – proruppe Giovanna – leccala o ti fa schifo? - Avvicinai le labbra a quelle tumide protuberanze che nascondevano il roseo della vagina e ne aspirai il profumo: sapevano di erba e di mare. Le aprii leggermente per vedere al di là - La grotta di Venere – declamai – con la tela dell'imene che impedisce l'accesso ai comuni mortali. - Anche poeta – disse ammirata Veronica, smettendo di lambire i miei testicoli – mi piaci sempre di più - Anche a me – irruppe Giovanna – sei così diverso da quei rozzi vicini da cui dobbiamo difenderci...e anche nell'aspetto... sembri quasi... non offenderti... una di noi.... così gentile e premuroso. cosa ne dici Veronica … ha diritto ad una ricompensa - Certo – rispose Veronica sospirando e gemendo sotto l'azione della mia lingua e delle mie dita – appena avrò finito lo ricompenseremo.... ma adesso continua così... delizioso... - Il bel corpo si contorceva sotto le mie carezze mentre la sua bocca continuava a solleticare i miei piccoli globi. Poi sentii che Veronica si stava contorcendo ed infine mi irrorò il viso col suo umore. Ricadde sul giaciglio mentre Giovanna mi diceva – Lasciami il posto e serviti... - Così dicendo si chinò sulla apertura della sorella umida di umore e cominciò a leccarla dolcemente. Intanto aveva alzato il bacino e mi offriva il suo splendido culetto bene in evidenza – Accontentati della seconda apertura – mi disse – sei il primo a poterne godere, sii delicato -
    Le misi le mani sulle natiche e le aprii scoprendo il buchetto roseo e inanellato. Ero in estasi. Il mio membro si rialzò poderoso e con garbo lo introdussi nel canalino. Scivolò all'interno, umido di sperma e di umore e sentii le pareti del suo intestino richiudersi attorno . Le presi le tette con una mano e le posai l'altra fra le gambe cercando il suo grilletto. Mentre lei leccava la sorella io la penetrai più volte in estasi fino a raggiungere un orgasmo sontuoso e a riversarle il mio sperma nel condotto – Com'è caldo – disse deliziata Giovanna – sentirai Veronica... - Io tremai. Dunque anche lo splendido culetto di Veronica sarebbe stato mio! Speravo solo di riuscire a soddisfarla....
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