1. L'innocente signora del cazzo

    AvatarBy Ares il 6 Dec. 2014
     
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    La giornata stava per concludersi senza lasciare particolari segni nella sua vita. La spesa, il lavoro part-time presso l’agenzia di marketing, il figlio da seguire e tra una commissione e l’altra un pensiero fisso. Si perché Dommy aveva da alcuni mesi qualcosa che la tormentava: dopo anni in cui aveva pensato di aver ormai ricevuto tutto dalla vita, si era quasi rassegnata ad un’esistenza fatta di certezze senza fantasie. Il suo matrimonio si era concluso in modo burrascoso alcuni anni prima e di quel passato le era rimasto qualche ricordo e quel figlio che adorava ma che stava vivendo le irrequietudini dell’adolescenza di oggi. Per lui Dommy era solo la mamma, possibilmente da sfruttare in ogni occasione e da cui ricevere il maggior numero di attenzioni. Tutto incentrato su di lui… Ma lei?
    Ogni sera, una volta messolo a letto, si chiudeva in camera e si cambiava per andare a dormire. E spesso ultimamente si soffermava, prima di indossare la camicia da notte, davanti allo specchio per guardarsi. La pelle era ancora liscia e vellutata come un tempo, i seni stavano su bene e ad un semplice sfioramento le areole dei capezzoli si scurivano mentre le punte emergevano come da un letargo. Si fermava allora a guardarsi meglio, a scoprirsi e riscoprirsi. Le dita di una mano istintivamente scendevano verso il monte di Venere e poi giù, ancora più giù, fino ad entrare tra le labbra completamente depilate. Dommy socchiudeva gli occhi e iniziava così a darsi piacere, prima con un dito, poi con due, fino a quando gli umori che iniziavano a scendere delicatamente le intridevano le mani. Allora si abbandonava sul letto, prendeva un cuscino e simulando la presenza di un maschio che la desiderasse, iniziava una danza che si concludeva sempre con un orgasmo squassante…
    L’indomani, alzatasi di buon ora ma con un gran mal di testa, riprese le attività di ogni giorno, si preparò, assistette il figlio e lo accompagnò a scuola.
    Quel giorno c’erano i colloqui di fine anno con i professori ma era fortunatamente nel pomeriggio, dopo l’orario scolastico. Ne approfittò quindi per dedicarsi alla spesa e alla casa e finito il tutto si buttò sotto la doccia. Indossò un abitino leggero a fiori un sandalino con il tacco e uscì. Il traffico la fece arrivare con mezz’ora e più di ritardo sull’appuntamento, tanto che disperava di poter trovare ancora qualcuno. La cosa le venne confermata dal bidello, un ragazzo alto e stranamente palestrato visto il lavoro che faceva, che all’ingresso le disse: “mi spiace signora ma ormai non è più possibile conferire con i professori, sono andati tutti via…”. Proprio in quel momento vide il Preside che stava avvicinandosi all’uscita. Lo fermò cercando di spiegargli quanto le era accaduto e provò a convincerlo di poter parlare anche solo un attimo di suo figlio con lui, visto che oltre ad essere il Preside era anche il suo Professore di scienze. Lui, dopo un’iniziale ritrosia si soffermò a guardarla con più attenzione, non disdegnando un’occhiata poco professionale… Lei se ne accorse e immediatamente le sue guance si arrossarono. Era tanto tempo che nessuno la guardava in quel modo. “Signora, sono davvero in ritardo ma qualche minuto cercherò di dedicarglielo. Gianni, dato che orami non c’è più nessuno puoi chiudere la scuola e andare, tanto ho le chiavi” e nel dirglielo lo guardò con un’espressione strana ma che a Dommy non sfuggì. Poi le fece strada verso il suo ufficio.
    Quando Dommy entrò nella stanza del Preside notò come fosse diversa dalle altre sale in cui i professori ricevevano. L’ufficio era accogliente e ben arredato, con un’ampia scrivania in stile ed un tappeto di valore sul pavimento. Completavano la stanza una libreria stracolma di volumi e carte, due poltrone davanti alla scrivania e un ampio divano. La signora si sedette e lui di fronte a lei. Era un uomo sulla cinquantina, alto e abbastanza gradevole. La cosa che lei notò subito e che emanava un buon profumo che poi era quello che si poteva sentire all’interno della stanza. In pochi minuti il Preside, dopo aver trovato l’incartamento che riguardava suo figlio, con una serie di giri di parole le disse che si, suo figlio era un ragazzo intelligente ma che in alcune materie non si applicava, tanto che avrebbe rischiato di trascorrere le vacanze estive a recuperarne almeno due. Dommy lo guardava fissa negli occhi che ascoltando le sue parole iniziarono ad inumidirsi. Lui si alzò e dopo aver girato intorno alla scrivania le si sedette sulla poltrona di fronte a lei: “Cara signora, vede? Il suo ragazzo avrebbe bisogno di una figura più forte della sua? Lei è sposata? No – rispose lei continuando a guardarlo con i suoi occhi da cerbiatta – sono divorziata”.
    A quelle parole, vide un lampo negli occhi di lui e prima di poter pensare a quale significato avesse si trovò con le sue mani sulle ginocchia. Istintivamente serrò le gambe, ma il calore che emanavano quelle mani che adesso iniziavano a risalire lungo le sue cosce le stavano provocando un attacco di panico. “Stia tranquilla mia bella signora – le disse lui con voce profonda – troveremo una soluzione per il suo ragazzo e… E”? - rispose lei con un filo di voce. “E anche per lei. Dal primo momento che l’ho vista ho avuto chiaro in mente che abbia bisogno di qualcosa per affrontare meglio le sue giornate e le vicissitudini della vita. Lei sembrava paralizzata anche se le sue gambe stavano cedendo alla leggera ma decisa pressione di lui. Le sue mani ormai erano all’interno delle cosce e stavano per sfiorare la seta del suo perizoma. Mentre stava ancora per cercare di capire se fermarsi o fuggire da quella situazione, sentì le sue dita scivolare sotto il leggero lembo di tessuto e impossessarsi del suo clitoride. Un calore improvviso le avvampò il corpo e la paura stava lasciando spazio al piacere. Allargò le cosce per sentire le sue dita infilarsi comodamente nella fighetta ormai fradicia e lo lasciò fare. Era bravo, sapeva come eccitare una donna, con movimenti lenti ma decisi la rese fradicia e la iniziò a far sussultare sulla poltrona. Ormai le gambe erano oscenamente aperte, violate dalle sue mani che dopo qualche istante furono sostituite dalla sua bocca. “Dio che nettare ha, mia deliziosa signora – le disse appena riuscì a penetrarla con la lingua – il sapore della sua figa è dolce come il miele”. Lei non riusciva ancora a parlare ma istintivamente gli prese la testa fra le mani guidando quella sua penetrazione con la lingua. Un primo squassante orgasmo la stava prendendo e il risultato fu quello di scacciarlo via per richiudere le gambe e godere… Quanto tempo era che non godeva Dommy. Ma non poteva certo pensare che quell’uomo fosse soddisfatto di assaporare solo i suoi umori. Quando si riprese dagli spasmi di quel primo orgasmo, lui la prese per mano e la portò verso il divano. Si era già spogliato e il suo sesso lungo e duro svettava davanti al suo viso. Fu lui questa volta a prenderle la testa fra le mani e a guidarlo verso il suo cazzo già umido. Ubbidiente lo ingoiò e iniziò a succhiarlo. Da quanto tempo non lo faceva, da quanto tempo desiderava nel suo intimo che qualcuno facesse quello che stava facendo quello sconosciuto…
    Dopo qualche incertezza iniziale, Dommy prese a stantuffarsi fino in gola quel bel cazzo venoso e duro. I suoi movimenti si alternavano tra ingoi veloci e fuoriuscite lente, arricchite da leccate alla punta del pene di lui e succhiate alle sue palle. Improvvisamente sentì che quella situazione, invece che imbarazzarla, la stava cambiando. In un momento realizzò che stava dando piacere ad un uomo dopo che lui l’aveva fatta godere e ogni suo pensiero iniziò a concentrarsi su questo: voleva soddisfarlo completamente. Si sentiva padrona della situazione e schiava allo stesso tempo e la cosa la eccitava ogni istante di più. Tornò a concentrarsi sulla sua asta e iniziò a giocare con quell’asta di carne il cui proprietario stava dando evidenti segni di cedimento. Allora lei lo spinse sul divano senza mollare la presa e lo fece sedere in modo da potergli stare in ginocchio di fronte. Succhiava e leccava senza sosta con lui che ad ogni suo movimento la epitetava nei modi più volgari: “sei un grandissima pompinara sai mia bella signora? Proprio una gran vacca”! Ma quelle parole, invece di offenderla non facevano altro che eccitarla di più e portarla a dare il massimo per sentirlo sborrare nella sua bocca. Si fermò per un attimo per guardarlo in viso e poi gli disse: “Ah, professore, voglio proprio darle la dimostrazione di quanto una signora sappia essere vacca se vuole”! “Credo che non sarà difficile dimostrarmelo adesso…” Lei non capì il perché della sua frase, ma dopo qualche secondo comprese a cosa si riferiva il professore…
    Improvvisamente si sentì afferrare per le natiche ed ebbe un sussulto. Il bidello, quel giovane che all’ingresso della scuola sembrava così assente, aveva deciso di partecipare ai colloqui. E così Dommy, si trovò una bocca che voracemente cercava di possederle il culetto mentre lei stessa stava riprendendo con foga il suo pompino. Dommy ansimava all’idea di essere in mezzo a due maschi così vogliosi, e non fece nulla per nasconderlo. Alternava una succhiata ad un gemito e i due uomini presero così ancora più vigore. Il ragazzo alle sue spalle cominciò a strusciarle il pene tra le natiche. Lei si girò per guardarne la dura verga che non aveva nulla da invidiare a quella del professore, anzi… “Dai ragazzo, cosa aspetti? Fammelo sentire quel bel palo di carne che hai tra le gambe…”! Lui non se lo fece ripetere due volte e dopo averla costretta a girarsi, glielo infilò nella figa ormai fradicia di umori. Il professore si stava godendo la scena e la chiamò per riportarla a quello che aveva interrotto da qualche istante. “Allora brutta troia, vuoi berla o no questa sborra bollente? Dai, non farmi aspettare ancora, non vorrai mettere nei guai tuo figlio vero puttanella?” “Certo che no mio bel professore – rispose lei gemendo per la penetrazione del giovane – adesso ti bevo tutto!” Riprese il suo arnese in bocca ed iniziò a stantuffarlo ancora più veloce, cercando di seguire il ritmo del cazzo del giovane che le stava trapanando la figa. Ne strinse la base per pochi secondi e poi dette un’ultima, grande succhiata. Un fiotto enorme di sperma le riempì la bocca e lei fece fatica ad ingoiare tutto senza perderne una goccia. Ma il giovane ora voleva la sua parte, non era certo soddisfatto di prenderla così senza poterle venire dentro. Ma il giovanotto voleva di più. Ormai libero da ogni condizionamento, fece uscire il pene dalla figa grondante della donna e puntò dritto verso il suo sfintere…”Noo, ti prego, no – urlò Dommy – lì no per favore.” “Stai zitta troia – le rispose il giovane – sei troppo bella e porca per lasciarmi sfuggire l’occasione di sfondarti il culo, vedrai, poi ti piacerà!” E senza darle il tempo di reagire le affondò la sbarra di carne nello sfintere. Dommy lanciò un urlo selvaggio e quella sua sodomia aveva risvegliato il professore, che tornato turgido le rinfilò il cazzo tra le labbra. Ora Dommy si sentiva prigioniera ma ancora una volta la paura lasciò spazio al piacere più sordido. Così, mentre il giovane continuava a sfondarle il culo, riprese a succhiare il cazzo del professore ed ogni tanto tirandolo fuori dalla bocca ansimava e lanciava epiteti volgari ai due uomini che la stavano riempiendo tutta. “Siete due maiali schifosi, adesso vi stroncherò fino a farvi morire! Voglio vedere i vostri cazzi ammosciarsi e svuotare le vostre palle, luridi porci!” Il suo atteggiamento non fece che infoiare ancora di più i due che continuarono a pomparla in bocca e nel culo aumentano sempre più il ritmo. Poi il professore si staccò e disse al ragazzo di sdraiarsi a terra. Prese Dommy e la impalò sopra di lui spingendola perché gli si appoggiasse con i seni sopra il torace. Ancora una volta stavano per inventare qualcosa di nuovo ma orami Dommy era pronta a tutto. In quella posizione si sentiva braccata e se ne rese conto qualche istante dopo quando, incurante dei suoi lamenti, il professore aveva sostituito il cazzo del ragazzo con il suo nel culo della donna. Ora era presa dappertutto, in culo e in figa contemporaneamente. Ma il dolore orami non c’era più, aveva culo e figa in fiamme ma godeva come non mai. Si sentiva femmina, di più, si sentiva troia come mai l’aveva fatta sentire e questo le piaceva… I due continuarono così ancora per qualche minuto poi, quasi all’unisono, vennero dentro di lei riempiendola tutta…
    Dommy non sapeva se ridere o piangere, aveva per la prima volta assaggiato due uomini insieme e la cosa l’aveva fatta godere come mai nella vita. I due, dopo qualche istante si alzarono e si rivestirono. Il giovane si dileguò senza dire nulla, mentre il professore l’aiutò ad alzarsi e dandole un bacio le disse: “Complimenti signora, è stato il più bel colloquio scolastico della mia vita…” “Posso dire la stessa cosa anch’io, ma con un qualcosa in più: credo di aver compreso il mio vero ruolo nella vita.” Recuperò il suo vestitino e lasciò la stanza… Forse la sua vita era cambiata e per sempre…
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