1. Dalla padella alla... brace erotico

    AvatarBy Belen il 27 Aug. 2012
     
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    Luciana cerca per una volta di dire no
    - Allora, Greta da stasera viene qui a casa e cominciamo con il tuo addestramento, d'accordo?
    Il tono di voce di Riccardo non ammetteva repliche. Luciana lo fissava impaurita. Non si sentiva pronta. Come fare a dirglielo? Era abituata ad eseguire senza contestare. Lo aveva sposato perchè aveva visto la sua forza, la sua prepotenza e ne era rimasta soggiogata. Adesso, a trentacinque anni, era sempre più succube, era naturale per lei compiacerlo in tutto e per tutto. Perchè? Forse per storie di famiglia. La prima volta che erano usciti assieme era stato tutto molto chiaro. Il tempo di salire in auto e lui le aveva messo la mano in mezzo alle gambe. Poi l'aveva portata in un parcheggio e l'aveva spogliata, poi le aveva fatto fare il primo pompino.
    - Perchè sei vergine,ma ricorda, la prossima volta si fa sul serio!
    Lei aveva annuito. Aveva fatto per rivestirsi e si era beccata una sberla.
    -Ti rivesti solo se ti do il permesso, capito?
    Lei aveva annuito ed era rimasta così, con la gonna tirata su e le tette bene esposte fino a quando lui non le aveva detto:
    -rivestiti.
    Era passata mezz'ora, intanto diversi maschi erano passati davanti alla macchina a guardarla, lei era con gli occhi bassi per la vergogna.
    -Ricordati, da questo momento mi appartieni. Se ti voglio col burka ti metti il burka, se ti voglio zoccola sei una zoccola, capito?
    Aveva annuito ancora. Poi erano andati a mangiare in pizzeria, una bella serata. Quando erano usciti lui aveva preso le chiavi della macchina e le aveva gettate lontano.
    -Corri a prenderle, veloce!
    Lei aveva eseguito. Questa scena era diventata abituale, specie quando uscivano con gli amici. Di fronte agli altri maschi era normale per lei ricevere l'ordine di togliersi le mutande e di dargliele. Quando lui le aveva in mano a volte gliele metteva in bocca, per ricordarle che lei doveva tacere. Passava così la serata al bar o al cinema con le mutande in bocca e lui le metteva le mani in mezzo alle gambe. Se era in vena le diceva di sollevare la gonna perchè tutti potessero vedere. Subito fatto. Gli amici la prendevano in giro.
    -Ti si vedono le mutande
    le dicevano ammiccando. Lei sorrideva e abbassava gli occhi.
    Era una bella ragazza? Non era molto alta, un po' formosa, scura di capelli, due grosse tette. Una bellezza mediterranea, si direbbe. Guardava gli altri con occhi umili, sottomessa, forse questo era quello che piaceva a Riccardo. Che però era inflessibile. Quando qualcuno aveva provato ad essere gentile con lei, a farle dei complimenti e lei aveva risposto lusingata aveva preso tante sberle. Poi l'aveva portata in un parcheggio pieno di prostitute.
    -Guardale, tu sei come loro, fiinirai a far quel lavoro se non mi obbedisci, cagna! Non osare più guardare i maschi!
    Lei aveva annuito piangendo. Per lui però era tutta un'altra cosa. Una sera erano usciti in auto per scopare. Quando lo voleva andavano in un posto isolato, lei si stendeva a gambe larghe, senza dire nulla, lasciava che lui facesse quel che voeva. Quella volta non era stato così.
    -Prima fammi il bidè!
    Lei non capiva.
    Ho scopato con un'altra donna e non mi sono lavato. Puliscimi con la bocca.
    Si era tirata su, prima di procedere però aveva messo bene in mostra le poppe e la figa, aveva capito che lui voleva così. Gli aveva leccato i cazzo, i coglioni, il buco del culo, aveva tolto con la lingua tutto lo sperma e gli umori che aveva sentito. Dopo venti minuti aveva detto:
    - Ho pulito tutto
    Lui aveva accennato un sì così si era stesa,a gambe larghe per lasciargli fare quello che voleva. Da quella volta i bidè erano diventati frequenti. A volte uscivano e lei gli faceva solo il bidè, perchè era stanco. Una di quelle sere le disse:
    - Tu sei mia, dovrei usarti meglio.
    Cosa volesse dire quello lo capì qualche giorno dopo. Lui la portò a casa di un conoscente. erano in quattro, due coppie. L'altra donna era una bella bionda più anziana di lei. Appena in casa Riccardo disse, senza preamboli:
    -guarda se ti va.
    L'uomo le mise la mano in mezzo alle gambe subito, Luciana non faceva resistenza. sentiva le mani che le palpavano la vagina ma Riccardo guardava e diceva nulla, così allargò le gambe di più per far vedere che non si opponeva. L'altro le aveva sollevato la maglia intanto e le palpava le tette.
    -Cosa facciamo?
    -Bocca culo figa, come vuoi. Io e tua moglie andiamo in quella stanza.
    Era quella la prima sera dello scambio di coppie. Riccardo cercava, sceglieva, proponeva decideva poi la portava a casa delle altre coppie. Lei subiva. Si lasciava esplorare i tutti i buchi e si faceva prendere come volevano, rimaneva passiva. Le serate erao sempre uguali. Le coppie si formavano e si lasciavano dopo qualche ora. Le chiacchierate quando c'erano, erano solo tra uomini, a volte si univa l'altra lei che però non le rivolgeva mai la parola. Una volta capì il perchè. Riccardo aveva proposto di andare assieme a mangiare una pizza.
    - Guarda, in tre si potrebbe fare, ma con lei no. Non mi ci metto al suo stesso livello. Una che si fa fare tutto senza dire niente non è come me che lo faccio per divertirmi e rompere la monotonia, è solo una vacca senza dignità. Io esco perchè mi piace scopare, non per far godere i maschi con i miei buchi. Se a lei piace fare la vacca svuota cazzi mandala a battere, si troverà più a suo agio.
    erano state le parole dell'altra. Quella sera erano davvero andati a mangiare la pizza in tre, lei aveva spettato in auto con le lacrime agli occhi. Quando Riccardo era tornato non sembrava contento.
    -Guarda che figure mi fai fare. mi erano simpatici. Dovrò trovare il modo di farti accettare.
    L'aveva poi portata in un bar di prostitute. Avevano passato la serata così, lei senza mutande e reggiseno, la camicetta slacciata per far vedere quasi tutto le gambe belle larghe, che vederle la figa non era per niente difficile, bastava averne voglia. Il barista dopo un po' che erano lì si era avvicinato.
    -Guarda che se la vuoi far battere devi darla a Jovan, è lui che comanda qui.
    -No, volevo solo farle capire qual è il suo posto, Quando è il momento torniamo qui e cerchiamo di Jovan.
    In realtà non avevano nemmeno fatto un gesto, quindi non erano entrati a far concorenza a nessuno, così andarono via senza alcun problema. Riccardo però le diceva spesso:
    -Dobbiamo passare da Jovan, una volta.
    Luciana capiva cosa voleva dire e abbassava il capo. Sperava non dovesse mai capitare ma non ne era sicura.
    Riccardo trovò una coppia con cui uscire assieme. Lui era basso, con la pancetta, un po' calvo, lei invece era davvero bella: bionda, alta , formosa quello che bastava. Lui l'aveva sposata perchè, raccontava, lei è una troia e io un porco. i soldi li tengo io. Si divertiva lui a quelle serate di scambio. Gli piaceva guardare sua moglie scopare. Così facevano l'amore nello stesso letto. Le parti si chiarirono ben presto.
    Riccardo e Lucrezia cominciavano a pomiciare. Lui la carezzava, le toccava i seni, le gambe la vagina, la spogliava prima con delicatezza poi in modo sempre più rude. Lei ansimava quando si sentiva presa con forza. Allora gli prendeva il cazzo, lo segava un attimo e lo dirigeva nella sua figa. Cominciavano così a scopare, lei ansimava, poi gridava, lui la prendeva nella vagina, poi in bocca, spesso finiva col venirle in culo. quando cominciava la scena Carlo li osservava e prendeva le tette di Luciana. mentre la palpava lei si metteva in posizione, alla missionaria, gambe larghe. Lui se voleva sceglieva bocca o figa, meno il culo, e la montava mentre li guardava. Nemmeno la considerava, solo ogni tanto le dava una sberla sulle tette e la insultava.
    -Vacca da monta,hai delle poppe da bestia! allarga le gambe! il tuo buco è una caverna, non sento niente cagna!
    Lei lasciava fare, aspettava che si svuotasse. Aveva imparato che a dirgli: come sei bravo si agitava di più e aveva cominciato a parlare così, ma due sberle le avevano fatto capire di smettere. Quando era eccitato, aveva poi capito, doveva dirgli
    -Bravo, Quando hai voglia svuota i coglioni nel buco!
    Andava meglio.
    La parte finale della scopata toccava a Luciana. Quando Carlo era venuto, dopo trenta secondi, le dava un calcio o una sberla, voleva rimanere solo. Lei si alzava e subito gli faceva il bidè con la lingua. Cazzo, coglioni e buco del culo. Poi, quando era soddisfatto andava dagli altri due. Teneva le gambe belle larghe, fosse in piedi, sdraiata sul letto o in ginocchio, per mostrare che lei era sporca e lasciava colare gli umori: la serva deve puzzare, le avevano detto una volta ridendo. Andava da uno o dall'altro come volevano loro. Di solito prima puliva Lucrezia. Figa e buco del culo. Leccava bene lo sperma e gli umori vaginali, se lei lo desiderava le dava piacere, la leccava fino a quando non la mandava via con una pedata. Poi Riccardo. Cazzo, coglioni, buco del culo. Se aveva inculato Lucrezia doveva stare attenta a pulire bene con la lingua, se dopo avessero scoperto qualche macchia di sporco sul cazzo erano cinghiate. Lei eprò era abituata a fare il bidè a Riccardo, senza chiedere nulla. Cinghiate ne aveva ricevute ma sapeva che era una scusa per picchiarla e divertirsi: il cazzo era pulitissimo.
    Poi andavano a mangiare . Cucinava lei, nuda, e serviva a tavola, nuda . Mangiava poi gli avanzi quando aveva il permesso.A volte glieli avevano fatti buttare nel sacchetto dell'immondizia e da lì li aveva ritirati fuori con le mani e mangiati, si erano divertiti.
    Greta era un'amica di Lucrezia e Carlo, single. Una mistress, dicevano. a Riccardo piaceva. erano stati a letto subito. Quando veniva a casa loro Luciana diventava una bestia : non poteva parlare, veniva picchiata per nulla, tratatta come un cane e tanto ancora. Adedsso però che Greta si era messa in testa di addestrarla come una bestia e metterla in vendita sui circuiti sadomaso non si sentiva pronta. Perciò prese il coraggio a due mani e disse:
    -non sono pronta, ti prego, pietà!
    Sapeva cosa la aspettava. Andò a prenedere la cinghia e la portò a Riccardo, poi si mise in posizione, le chiappe nude esposte, le braccia al tavolo
    - conta venti!
    Partì la prima cinghiata
    - uno padrone, sono una troia
    la seconda
    -due padrone, sono una vacca
    la terza
    tre padrone, sono sfondata davanti e dietro

    continuò così. doveva contare i colpi e ogni volta insultarsi da sola. Se l'insulto non piaceva a Riccardo ripeteva la frustata o addirittura ricominciava da capo. Per questo le frustate divennero 23: per tre volte non aveva trovato un insulto ritenuto adeguato. Il culo era rovente. La punizione era finita. Si voltò, baciò le mani a Riccardo, prese la cinghia e la rimise al suo posto.
    -Stasera ne parliamo, vacca.
    Lei annuì.

    fonte racconto milu
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