1. Un amore momentaneo in pomeriggio

    AvatarBy Belen il 4 Sep. 2012
     
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    Un amore momentaneo (racconto)

    È martedi pomeriggio. I figli al lavoro rientreranno non prima di cena e loro poi non fanno domande indiscrete. La mia compagna è uscita presto dopo pranzo. Ogni tanto si concede un pomeriggio presso un'amica in campagna. Un po' di conversazione, un tè, gli animali, la piscina. Un buon modo per ritemprarsi dagli impegni di un lavoro bello ma intellettualmente abbastanza faticoso. È un'artista e in quanto tale la sua mente e il suo spirito devono essere costantemente alimentati pena l'inaridirsi della sua vena creativa. Personalmente faccio del mio meglio per starle al fianco. Cerco di sollevarla da quelle noie quotidiane che opprimono la vita di ognuno, incluso certe faccende domestiche che tradizionalmente non sono mai state tipicamente maschili. Non mi lamento il mio lavoro, ormai ridotto ai minimi dalla crisi, me ne concede il tempo e comunque è una mia scelta. Il punto è che certe volte ho la sensazione di stare un po' nella sua ombra e spesso mi estraneo in un immaginario più mio.
    Il pomeriggio è appena iniziato e l'idea che sono andato coltivando già da un paio di settimane probabilmente avrà un seguito. Le condizioni ci sono e la piacevole tensione che provo al basso ventre mi suggerisce che anche io ho la giusta disposizione. Resta da vedere se lei c'è e sarà disponibile. Questo mi crea uno stato di ansia sensibile. Sono giorni che la mia mente lavora sommessamente quasi a mia insaputa e si prepara all'evento in un silenzioso crescendo di eccitazione e desiderio. Le immagini e i sensi dei precedenti incontri mi stanno portando al giusto punto di cottura. -Ciao sono Alex ti ricordi di me? All 'altro capo risponde una voce squillante e cordiale. -Sii. -Sai sono quello molto magro, capelli grigi un po' lunghi. -Si che mi ricordo. -Senti, se sei disponibile ti andrebbe di vedermi oggi pomeriggio? -Uhm! Si si va bene, quando verresti? -Fra un'ora circa, verso le quattro ti va bene? -Si d'accordo richiamami un quarto d'ora prima di arrivare. -Perfetto, ci vediamo dopo, ciao.
    Ci siamo, ecco, il meccanismo è partito, l'avventura è iniziata e il brivido che sento attraversare la schiena e i visceri mi fa capire che sono ancora vivo!
    Con il cuore in tumulto vado in bagno mi lavo integralmente e mi cambio i boxer. Una spruzzata del mio profumo preferito intorno al collo e al torace mi fa sentire più sicuro di me. Mi piace pensare di essere comunque desiderabile anche per una professionista. Camicia pulita jeans e mocassini da sfilare in fretta. L'auto parte sommessa imboccando la stretta strada di campagna che in discesa mi conduce verso la statale e poi subito al casello autostradale. Mi concentro sereno, sono in ballo, lei mi aspetta. La strada è piena di traffico e di Tir come sempre ma non mi metto premura conosco i tempi di percorrenza. Infatti passati venti minuti eccomi a casello di uscita. È il momento di richiamarla e mi fermo al lato. -Ciao sono Alex sono appena uscito dall'autostrada, tra un quarto d'ora sono da te. -Ok va bene chiamami quando sei fuori. Inserisco l'indirizzo nel navigatore dello smartphone e riparto nel traffico.
    Il navigatore è indispensabile. La mia amica si trova in una sorta di labirinto cittadino e complice il fatto che la mia mente sia affollata da altri pensieri e sensazioni non sono ancora riuscito a memorizzare il percorso. Ecco riconosco il supermercato vicino. Il quartiere è pieno di immigrati e questo mi da una rassicurante sensazione di anonimato. Volto a destra e poi di nuovo mentre la voce metallica del navigatore che sbaglia comicamente tutti gli accenti mi annuncia di essere arrivato. Afferro il cellulare e invio la chiamata. -Sono Alex ci sono... -Ah ciao sono un po' in ritardo arrivo fra due minuti... quando arrivo aspetta un minuto poi ti apro e sali.
    -Bene ti aspetto...
    Ecco mi faccio un sospiro per rallentare il battito e mi metto in attesa. Dal parcheggio posso vedere comodamente l'ingresso del palazzo, un condominio di recente costruzione più che dignitoso. È stata di parola, dopo pochissimo arriva una piccola Opel che si ferma. È lei. Ne discende una ragazza bionda e slanciata che naturalmente evita di rivolgermi lo sguardo.
    Fa alcuni passi in fretta apre il portone e scompare. Il mio cuore è in subbuglio. La vista di quella figura femminile giovane e attraente, niente di volgare ma anzi ben vestita, sportiva ma con una naturale eleganza e la consapevolezza che di li a breve avrei fatto sesso con lei, mi stava dando quello che aspettavo: emozione. Bene, tocca a me, il portone è socchiuso, salgo rapidamente le scale. Secondo piano, la porta dell'appartamento è aperta, è chiaro che ormai di me si fida. Entro chiedendo permesso. L’appartamento ha l'aria un po' spoglia e provvisoria di un locale in fase di trasloco. Si vede che non è vissuto se non come luogo dove esercitare un lavoro. Un po' come certi ambulatori medici spogli e anonimi nei quali sai che ciò che conta è la qualità del medico e non la forma. Nella camera il letto chiaramente la fa da padrone. C'è pure un lettino da visite/massaggi che non ho mai capito realmente a che serva visto che apparentemente è abbandonato a se stesso. L'unica nota di colore è una rosa in un vasetto di vetro posto sul comodino a far compagnia ai fazzoletti di carta e alla scatola dei preservativi, forse l'omaggio di qualche cliente un po' galante
    -Ciao come stai? -Bene entra, che caldo che fa. Mi guarda attraverso gli occhiali da segretaria con un lampo interrogativo. Forse in un attimo cerca di far riemergere dalla memoria ciò che riguarda il sottoscritto ripescando nalla massa dei volti degli uomini che le attraversano l'esistenza senza lasciare traccia. Con Anna non ci incontriamo spesso. Possono passare anche dei mesi ma ho la presunzione di lasciare in lei dei ricordi gradevoli. Credo di non essere una persona banale. La conversazione è amichevole, il gatto, l'affitto, la crisi. Non è certo un mix erotico ma serve per rompere il ghiaccio. -Ti dispiace se arrivo un attimo in bagno? -No fai pure. Uscendo dalla stanza le porgo con naturalezza la somma che avevo preparato. È nella media di chi esercita quella professione in casa. Non è poi così alta ma per me al momento rappresenta comunque un piccolo investimento. Rientro dal bagno e vedo Anna che siede sul letto intenta a giocare con un videogioco del telefonino. Ah, penso,l'ultima cosa che le passa per la mente è integrarsi in un incontro di sesso. Ma va bene così, tutto questo sdrammatizza la situazione. Il sesso non è altro che un gioco nel quale i due attori devono trovare l'alchimia giusta e il suo atteggiamento spontaneo aiuta a stemperare l'ansia del primo approccio. Lei è già in reggiseno e mutandine. Non che la cosa mi dispiaccia ma in una situazione ideale avrei preferito spogliarla lentamente assaporando in un crescendo l'eccitazione ma, si capisce, nella sua professione il tempo è denaro. È il mio turno di spogliarmi. Cerco di farlo con naturalezza nascondendo un malcelato imbarazzo. Il mio corpo non è giovane ma è asciutto, tirato, tonico, zero pancia ma le mie gambe troppo magre mi hanno sempre fatto sentire a disagio. Pazienza me ne faccio una ragione e poi, chi sa, magari mi trova più attraente di qualche ciccione peloso e puzzolente con il quale le sarà capitato di andare. Lei si però che è una festa per gli occhi.
    Il suo corpo ora che ha tolto anche la biancheria intima si offre in tutto il suo splendore. È un corpo giovane, maturo, di vera femmina, slanciato ma dolce e rassicurante. Il biondo dei capelli lisci, lunghi e raccolti con un elastico dietro la nuca si sposa perfettamente con gli occhi chiari e
    i lineamenti esteuropei. La pelle è liscia, rosata e leggermente ambrata da qualche giorno trascorso al mare. I seni sono importanti, armoniosi e materni e mi provocano l'impulso di gettarmi immediatamente fra di loro, impulso al quale per ora cerco di resistere. In accordo con i capelli il colore del suo sesso quasi del tutto depilato. Infine le gambe lunghe e ben tornite ma appena un po' pesanti. Una donna vera, femmina. Mi avvicino ad Anna ed ecco, penso, ora ci siamo. Mi accorgo però che ancora tutti i miei processi mentali non hanno prodotto nel mio corpo la trasformazione attesa e naturale. Tutta l'aspettativa, le telefonate, il traffico, la tensione, le fantasie e un po' di ansia mi stanno facendo vivere la situazione concreta in modo irreale, devo riuscire a lasciarmi andare. Anna è li per me, per almeno mezzora sarà solo mia. Inizio ad accarezzarle le spalle e la schiena poi mi avvicino con la bocca al suo collo, le sposto dolcemente i capelli che lei nel frattempo aveva sciolto e le bacio con delicatezza la pelle inspirando il suo profumo fresco e agrumato. Qualche cosa in me inizia a sortire. Anna si discosta e afferra il profilattico che pochi minuti prima le avevo consegnato insieme al regalino. Io sono solito portare i miei condom. Sono certo della qualità e acquisto quelli di maggior spessore. Apre la confezione e me lo fa indossare con gesti sapienti. Anche in questo caso avrei preferito attendere che l'erezione fosse completa ma meglio così, è sicuramente indice prudenza e penso, se lo fa con me sarà prudente anche con gli altri. Colpa mia se ho i riflessi lenti. Non mi preoccupo, conosco benissimo la mia sessualità e so perfettamente di non essere una macchina. Forse è per questo che non ho mai fatto cilecca. E anche se un giorno succedesse non ne farei un dramma. Anna si piega verso il mio cazzo e me lo prende in bocca. La lascio fare per qualche momento poi le dico -lascia stare, per adesso non importa. È chiaro che il pompino sia una specie di best seller per la maggior parte degli uomini. Poi deve essere pure gradito dalle prostitute forse perché rapidamente riescono ad eccitare il cliente e a concludere presto la prestazione. Non che mi lasci indifferente intendiamoci. A vent'anni avrei venduto la moto per trovare qualcuna che lo praticasse! Ma ora è diverso e l'ultima cosa che voglio è finire rapidamente. Perciò le dico -aspetta un attimo -ti va se ti guardo un po' da lontano? -Certo! Mi pongo in fondo al letto piegato sulle ginocchia e la osservo distesa supina con le gambe larghe a offrirmi la vista della sua fica aperta e umida. A questa visione in mio cuore ha un balzo, deglutisco un fiotto di saliva e il mio cazzo si alza in maniera imperiosa aiutato dalla mia mano che conosce il mio corpo. Anna intuisce e fa quello che speravo, anche lei scorre con la mano e inizia a toccarsi. Lo fa con garbo senza esagerare, emettendo dei piccoli gemiti. So che ancora sta recitando la parte ma lei è sensibile e misurata e si rende conto che altrimenti non sarebbe credibile. Tant'è, lo scopo è raggiunto, sono in tiro. Le vado incontro e mi distendo di fianco a lei. I nostri corpi ora si confondono, la sua pelle mi sembra il miglior afrodisiaco che esista. È probabile che abbia a che fare con l'infanzia ma toccare le tette di Anna mi sazia come se avessi fame, sentirle premere sul mio torace, mentre il mio cazzo scivola sul suo ventre mi provoca sensazioni animali. È veramente la voglia di accoppiarsi, non conta più il contesto, l'amore o l'affetto, il rapporto vero o falso o illusorio, conta solo quella pulsione. In quel momento credo di amare la mia partner, in quel momento lei è la mia donna. Con l’interno della mia coscia cerco il contatto con la sua fica, lo trovo e dolcemente muovo la gamba cercando il suo piacere. Mentre le accarezzo i seni le bacio il collo immergendomi nel suo profumo delicato, poi corro con una mano giù verso il ventre e poi piano a sfiorarle il clitoride. Vorrei tanto andare oltre, usare la lingua e le dita ma so di non poter perdere la lucidità. Non mi devo dimenticare che purtroppo è un rapporto a rischio. E’ un po’ come come quando guidando veloce la motocicletta devo stare attento a non superare i miei limiti. Anna mi invita alla penetrazione, io la seguo docilmente e il mio cazzo scivola piano piano nel suo sesso.
    Affondo dolcemente a tratti poi riprendo sempre più giù. Cerco di non mettere fretta ai miei gesti anche se la natura vorrebbe farmi esplodere in un orgasmo liberatorio e porre fine a quella meravigliosa agonia. Entro in Anna e riesco con ritmo e sapienza. Le donne hanno dei tempi più dilatati rispetto agli uomini e spero con il mio ritmo di portarla piano piano nel mio mondo.Questo vale anche se lei è una professionista? Lo spero veramente.
    -Anna distendi la gamba destra per favore. Lei mi asseconda ed io faccio scivolare la mia sinistra sopra la sua e poi all'esterno. Così facendo il mio cazzo aumenta la penetrazione in modo naturare e senza forzare il mio pube va a sfiorarle il clitoride. Anna geme e mormora -ah la mia posizione... memore, è evidente, del nostro ultimo incontro. Io muovo il bacino ritmando dolcemente e alternando affondi e movimenti laterali. Devo gestire la mia voglia prepotente e
    nello stesso tempo voglio cercare di farle provare il massimo del piacere che posso.
    Mi avvicino nuovamente al suo volto, so che non la posso baciare, è la regola, anche se ne avrei
    veramente voglia. Le sfioro con le labbra la guancia e le sussurro piano -sei meravigliosa.
    Anna già da un po’ ha chiuso gli occhi e respira profondamente con una espressione serena
    e rilassata. Ora sembra avere abbandonato un certo copione e si lascia andare subendo
    la mia iniziativa e anzi assecondandola con piccoli gemiti e leggeri movimenti del bacino.
    Io sto al culmine del piacere e il mio cazzo è teso all’estremo, la tensione si propaga in tutto il mio addome che brucia di desiderio ma resisto.
    In un’altra situazione e anche con Anna stessa le prime volte, magari avrei con un guizzo di volontà deciso di fermarmi, le avrei detto di cambiare posizione, forse l’avrei presa da dietro e lei avrebbe obbedito docilmente, avrei finito in bellezza pensando però solo a me stesso.
    Al punto nel quale siamo giunti però decido di proseguire così in un crescendo di ritmo e movimenti. Le chiedo -dimmi cosa ti fa più piacere, fammi capire... -Si va bene così, dai prosegui...
    Io raccolgo gli ultimi residui di volontà e insisto nel mio gioco. Sento che il suo bacino si contrae ritmato, le nostre ossa pubiche si baciano, io le afferro i seni e con le labbra le stringo un capezzolo. Il ritmo aumenta sempre di più, lei geme, io capisco ormai di aver imboccato la strada di non ritorno, la mia volontà, la mia resistenza cede finalmente e il piacere liberatorio
    pervade il mio corpo in una onda d’urto che dalla base del mio cazzo attraversata dal flusso di sperma si trasmette elettrica al mio cervello. E’ una fucilata che pone fine adesso alla mia
    meravigliosa agonia. Anna respira profondamente ed io mi rifugio sul suo seno perdendomi come nel grembo materno e abbandonandomi ad un una pace rara. Lei ha la fronte imperlata di sudore e un volto sereno e sorridente. La guardo e mi dice candidamente -sai questa volta mi hai fatto venire. E pensare che oggi proprio non ne avevo voglia. Non mi sarei eccitata nemmeno guardando un film porno. Ma con te è diverso sei l’unico che mi fa eccitare... bhe! forse anche un altro ma quasi tutti mi montano con forza e ti assicuro che non sento proprio niente.
    Devo ritrovare lucidità, con prudenza estraggo il mio cazzo facendo attenzione che il preservativo non sfili e che abbia fatto il suo dovere, ok tutto a posto.
    Le parole di Anna mi hanno provocato un’altra onda di piacere, questa volta di natura intellettuale.
    Le voglio credere ma le rispondo -sai, per un uomo è difficile capire se una donna raggiunge l’orgasmo o finge ma se me lo dici... -Del resto io sono così, sono solo me stesso. -Sappiamo
    entrambi che il nostro è un rapporto mercenario ma ti assicuro che quando stai con me in quei momenti sei la mia donna. E lei in risposta -bhe si, ti posso assicurare che a letto non sei per niente male. -Sai, mi fa, l’ultima volta mi ricordo rimasi a mezzo. --Ah si, le rispondo, ricordo la situazione, mi dispiace ero troppo carico fin dall’inizio e del resto certe volte si cercano questi tipi di rapporti solo per sfogarsi un po’. Per la mia compagna abituale poi non è facile arrivare all’orgasmo e normalmente devo lavorare un bel po’ per soddisfarla tanto che certe volte sento il bisogno di un po’ di sesso senza pensieri. Questa volta però spero di essermi fatto perdonare...
    -Ah si, pensa che l’altra volta appunto, quando sei uscito ho dovuto prendere un vibratore e completare la cosa da sola...‘sta volta non ce ne sarà bisogno. -Umh, mi viene da deglutire e un’onda di erotismo mi attraversa.
    Non replico ma penso che idea! Alla prossima occasione magari introduciamo qualche diversivo
    e poniamo il suo piacere ancora di più al centro dell’attenzione.
    -Che fai adesso hai altri appuntamenti? -No no esco subito dopo di te, devo fare un po’ di shopping.
    -Ciao Anna stai bene. Un bacio sulla guancia e una carezza. A presto
    Note finali:
    Il testo narra, spero in modo scorrevole e coinvolgente, una storia personale assolutamente reale nello svolgimento e nelle emozioni descritte. Soltanto i nomi e alcuni riferimenti sono stati ovviamente cambiati. Mi farebbe piacere ricevere via e-mail commenti e impressioni particolarmente da parte delle lettrici.
    racconto preso da racconti milu
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