1. Racconto Erotico Incesto - Lei 50 anni di fuoco a nudo

    AvatarBy imee munaa il 21 Nov. 2012
     
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    Racconto Erotico Incesto - Lei 50 anni di fuoco a nudo



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    .. ero nudo, eccitato, infoiato, in piedi, di fronte ad una donna splendida vestita di sole autoreggenti e reggiseno.
    "Francesca sei splendida, mi fai impazzire" le dissi, con il sapore del suo orgasmo in bocca, con l'odore della sua fica matura sul volto, mentre lei seduta sul plaid nel mezzo di un bosco di campagna, guardava dritto nei miei occhi lasciando trasparire tutto il desiderio che aveva di farsi montare.
    Era seduta, le gambe leggermente aperte, il suo fiore si mostrava in tutta la sua straordinaria e straripante bellezza. Mi sconvolgeva sì, quella passerona grande, aperta, le sue labbra pronunciate, scure e frastagliate, il suo pelo incolto esagerato, rendevano ai miei occhi quella donna così desiderabile che non avrei potuto chiedere altro che lei...
    e francamente sarei anche tornato a succhiargliela, tanto calamitava le mie attenzioni, solleticando i miei sensi, se solo lei non si fosse decisa a prendere lei l'iniziativa...
    "Marcello vieni qua, avvicinati a me, voglio assaggiarlo ancora, il tuo cazzo ha un sapore divino e così facendo lo prese in bocca tutto, in un sol colpo, cacciandoselo nuovamente in gola.
    Non mi era mai successo: stavo in piedi, lei accovacciata dinnanzi a me, con il mio bastone nodoso e pulsante tutto nella sua famelica bocca. L'immagine di ciò che stava accadendo mi mandò in visibilio. Lo aveva ingoiato per intero e, apparentemente, non si muoveva. Dentro però sentivo vorticare la lingua sulla mia asta e succhiare, sì, succhiare come un'idrovora. Mi stava succhiando con una forza e una passione tali che dal mio membro salivano al mio cervello sensazioni sconosciute. Dopo un paio di minuti così si tolse il cazzo dalla bocca e fece altrettanto con il mio scroto. Dapprima mi leccò per bene i testicoli poi perineo e orifizio anale con grandi profonde lappate e infine, boom, in un sol boccone si infilò in bocca entrambi i miei testicoli iniziando a mulinare la sapiente lingua sulle mie palle estasiate, mantenendole entrambe dentro la sua bocca.
    "Cazzo Francesca, mi stai facendo venire..."
    "Vieni amore, voglio farti perdere i sensi di me, voglio tutto di te" disse continuando a lavorarmi i coglioni.
    E io di lì a poco sentii salire in me l'orgasmo, forte, potente incontrollabile...
    Se ne accorse e riprese in bocca il bastone succhiandolo ancora più forte di prima. Venni, gemendo e spingendo verso di lei il bacino, infilandole ancora di più il mio membro in gola, schiacciai la sua nuca contro il mio pube e lei bevve tutto, senza mai toglierlo dalle sue fauci, continuando fino a quando la costrinsi a lasciarlo perché mi duoleva.
    Svuotato, ma ancora incredibilmente eccitato, sentivo il desiderio, forte, un desiderio cerebrale, una voglia

    quasi atavica, mai provata prima.
    Le gambe mi tremavano e mi sedetti accanto a lei dicendole: "Ingorda sei una donna incantevole, non credevo si potessero raggiungere picchi di godimento tali...". Francesca per tutta risposta mi baciò, infilandomi la lingua in gola. Sapeva di me, del mio cazzo, dei miei sapori. Ci baciammo rotolando sul plaid in un torrido pomeriggio che mai avrei immaginato così caldo.
    Il suo calore, la sua audacia, il suo odore, la sua procace femminilità mi stavano inebriando come mai prima. Vivevo un sogno erotico, una realtà onirica, una situazione unica.
    CI baciammo ancora, intrecciando i nostri corpi nudi sul prato e fummo passionali, il bacio durò minuti e minuti, e crebbe nuovamente l'evidente voglia di entrambi. La baciai sul collo, le leccai le orecchie e le sussurrai: "Vorrei ancora bere alla tua fonte: ho una sete terribile", e slacciandole il reggiseno potei finalmente ammirare i suoi seni. Non erano grandi, probabilmente una seconda abbondante o forse una terza scarsa, ma avevano grandi areole e capezzoli grossi come pollici. Protesi verso di me li succhiai, uno alla volta, mordicchiandoli fino a farle emettere dei piccoli gridolini di dolore. "Ti voglio mangiare, sei una femmina speciale".
    La feci adagiare supia e tornai a bearmi della vista di quel suo sconvolgente fiore, di quell'orchidea selvaggia che tanto mi turbava, di quell'incantevole passerone. Davvero una meraviglia della natura. Mi ripeto, lo so, ma mai prima vidi nulla di simile. Enorme, pronunciato, bellissimo, odoroso e terribilmente appetitoso.
    Lo presi in bocca, così come fece lei poco prima con il mio cazzo: tutto d'un fiato me ne riempii le fauci e iniziai a succhiare, a leccare... a divorarle la fica come se fosse tutto ciò che potevo volere, l'unica cosa di cui mi importasse. Era un vero e proprio lago. Colava come una sorgente risorgiva. Ma non riuscii a saziarmi a lungo, non quanto avrei voluto almeno.
    Mi prese per i capelli e mi trascinò su sospirandomi: "Ora scopami, ti prego Marcello scopami, non ce la faccio più".
    Mi adagiai su di lei, pronta, lasciva, aperta, smaniosa di essere montata da un giovane virgulto maschio arrapato. La baciai, ma non la penetrai...
    Intendevo protrarre oltre quel nostro pazzo desiderio di averci, di darci, di fotterci.
    La mia cappella rossa strusciava sulle sue labbrone scure e pronunciate senza entrare... il mio cazzo ispezionava il bosco del suo piacere quasi a volerle far crescere ulteriormente l'appetito. La sua voglia era evidente, almeno quanto la mia, ma volevo resistere, volevo farla impazzire.
    "Che devo fare per farmi scopare Marcello?" mi disse...
    Non me lo feci ripetere: "Nulla" risposi e nel mentre la penetrai forte.
    Un colpo secco fino alle palle, e fui tutto dentro di lei.
    Che caverna! Entrai come il coltello nel burro caldo. Sbattei sul collo del suo utero e mi fermai.
    Lei con le gambe cinte dietro al mio culo cercava di muoversi ma io nulla, l'avevo infilzata, riempita e stavo fermo con il cazzo totalmente piantato dentro di lei.
    La guardai e vidi il piacere sublimato in volto.
    Mi guardò con occhi languidi quasi a supplicarmi.
    La baciai con il bastone piantato dentro e solo dopo un po' iniziai a scoparla, lentamente.
    Lo infilavo tutto dentro e poi lo toglievo mettendolo tutto fuori. Entravo ed uscivo, per intero. Lentamente. Mi produssi in andirivieni che sembrava gradire, molto.
    Venne subito, sembrava urinasse per quanti umori secerneva la sua fica. Venne mentre io la penetravo lentamente, un paio di minuti dopo esserle entrato dentro ma io continuai a scoparla piano, terribilmente lento fino a quando il suo orgasmo toccò l'apice.
    Sì, perché solo quando percepii il sopraggiungere del parossismo del suo piacere iniziai a stantuffarla forte, fortissimo.
    Sembrava non avessi mai atteso altro.
    Scopavo come fossi posseduto e così la stavo possedendo. Posseduto dall'incontrollabile voglia di lei.
    Il forte e inequivocabile rumore dei miei testicoli che sbattevano contro le sue labbrone scure e zuppe di umori ci riempiva le orecchie e lei allentando la morsa delle sue cosce, si lasciò andare come sconvolta.
    Girò la testa sul fianco continuando a farsi scopare.
    Era distesa, quasi assente. Passiva.
    La martellai per una buona mezz'ora senza che lei battesse ciglio: viveva come uno stato di trans e tanto godevo del prenderla e del darle piacere che nemmeno mi venne l'idea di cambiare posizione.
    Mi piaceva montarla così, vederla provata e concessa, distesa, stravolta e sconvolta dai miei fendenti che, incessantemente, senza soluzione di sosta, con ardore incalzavano sempre più. Persi il conto dei suoi orgasmi. Si lasciò andare e gridò a lungo, spesso, senza vergogna, senza alcun pudore esternò tutto il suo essere femmina, il suo sentirsi scopata, viziosa e lussuriosa nel mezzo di quel bosco tutto nostro, unico testimone della monta cui aveva deciso di sottoporsi, che aveva voluto così generosamente concedermi.
    Una cavalcata che, in verità, mise a dura prova anche la mia resistenza fisica. Non tanto il cazzo che, dopo essere stato spremuto per ben due volte dalla sua avida bocca sembrava tenere botta, quanto le mie braccia, le mie gambe, l'addome...
    Insomma tutti gli altri miei muscoli non ce la facevano più. Ero stremato e accelerai sbattendola come un toro sempre più forte sempre più velocemente fino a venirle dentro in un orgasmo che pareva quasi animalesco per come si presentò.
    Gridai anche io e, sfinito, mi lasciai andare su di lei che era sazia, riempita, deliziosamente sfinita e consumata da me, da lui, da noi.
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