1. L’Autobus

    AvatarBy Ares il 22 June 2014
     
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    Il tormento di ogni pendolare della nostra città.....uscire da una giornata faticosa e dover affrontare un viaggio di un'ora su di un autobus, pressato come una sardina tra la gente che non conosce educazione e pulizia personale.
    Spesso mi fermo a pensare cosa pensino le persone, i miei "compagni di viaggio"...l'uomo panzuto con gli occhiali, la ragazza con le cuffie, la vecchietta dallo sguardo triste.
    Ogni viaggio una serie di personaggi nuovi su cui spesso fantasticando immagino storie. Molti altri, invece, li reputo colleghi di viaggio...sono quelli che vedi spesso, magari per coincidenza di orari e tragitto e con i quali si sviluppa una sorta di confidenza visiva.
    Nel viaggio giornaliero alcuni colleghi scendono dopo poche fermate, altri me li porto quasi fino a casa...ma stranamente proprio con quelli che abitano vicino alla mia zona, presumibilmente visto che scendono alla mia stessa fermata, c'è meno confidenza.
    Forse la colpa è mia...andare oltre il sorriso di circostanza e il "ngiorno" a denti stretti mi rimane difficile da sempre.
    Così vedo che le persone tra di loro affrontano i temi più disparati...meteo, calcio, politica senza mai sbilanciarsi. Quelle che io chiamo "chiacchiere da ascensore". Detesto il mio modo di giudicare tutto e tutti, ma sono fatto così ed ormai ho imparato a convivere con me stesso.
    Ci sono persone, però, che mi somigliano. Non fisicamente, sia chiaro, ma come atteggiamento.
    Il Professore, ad esempio. Uomo stempiato sui 50 anni, sempre con la sua cartella di pelle, rovinata dagli anni. Cappotto lungo in panno, condiviso con un quantitativo di forfora imbarazzante. Non ci siamo mai rivolti la parola, eppure so' per certo che non potremmo mai andare d'accordo su nulla. Nemmeno sono certo che sia un professore, è una mia idea dovuta forse al fatto che mi ricorda il professore di Telecomunicazioni delle superiori.
    L'atteggiamento, appunto, è l'unica cosa che ci accomuna. Schivo, taciturno e silenzioso, rimane assorto nei suoi pensieri e nella lettura del suo quotidiano piegato in quattro, come se dovesse usarlo per schiacciare una mosca in ogni momento.
    No, forse il "Professore" non mi somiglia per niente, o meglio io non voglio somigliare ad uno così.
    Tra le varie persone che incontro spesso mi piace immaginare che ci siano lati completamente diversi da come appaiono. Del resto io non sono musone e taciturno come debbo sembrare a chi viaggia con me.
    Ovviamente come ogni uomo che si rispetti, forse me lo dico per giustificarmi lo so, sono molto attratto dalle donne e spesso mi ritrovo ad immaginare come siano sotto i loro cappotti le mie compagne di viaggio.
    La ragazza con la borsa firmata e i vestiti sempre perfetti è quella che, a detta dei miei amici, sarebbe una bella donna. Gambe snelle, spesso in tailleur, capelli biondi e lisci fisico longilineo. Quando è sull'autobus sembra che l'abbiano obbligata a salire su un carro bestiame. Evita il contatto con chiunque, e prima di reggersi alle barre del bus si protegge sempre (anche in piena estate) con i suoi guantini in pelle.
    Altro vizio orribile che sto prendendo ultimamente, oltre a giudicare le persone senza conoscerle, è quello di sbirciare nelle letture altrui. Dal tipo di libro che leggono, o di argomento sul giornale, peso un pochino la persona...un argomento in più per tracciare i miei profili personali. Manco fossi un PROFILER della CIA in cerca di possibili serial killer.
    A volte, capita molto di rado, ci possono essere situazioni in cui ci si "becca" tra viaggiatori a spiare gli altri. Alcuni fanno facce orribili come se si stesse violando la nudità dello spiato, altri sorridono...consci di essere a loro volta dei Voyeur da autobus.
    Tra le mie vittime preferite c'è una ragazza che prende spesso l'infernale mezzo al mio stesso orario.
    La noto spesso per via del suo look. Non saprei descriverlo, è sempre molto colorata e mischia con maestria colori e tessuti diversi tra loro. Legge sempre quando viaggia e , oltre a condividere l'orario, scende alla mia stessa fermata.
    Le sue letture sono spesso non rilegate, sembrano quasi delle sceneggiature, o delle bozze di libri.
    Devo ammettere che la guardo anche perché fisicamente è proprio il mio tipo.
    Non di certo una scheletrica modella, ma una donna dalle forme gentili ed abbondanti. Spesso mi sono beccato a guardarle la scollatura. E mi sono anche imbarazzato quando voltandosi ha incrociato il mio sguardo colpevole. Anche se, sinceramente, non mi sono mai sentito giudicato da lei.
    La scorsa settimana mi sono fatto forza. Ero curioso di sapere cosa leggesse, e così quando è salita sull'autobus mi sono avvicinato alla sua posizione. Il mezzo era strapieno ed ho faticato non poco ad arrivarle vicino. Non credo si fosse nemmeno accorta che esistessi, vista l'attenzione con cui leggeva il suo manoscritto. La sua voracità culturale mi incuriosì ancora di più.
    Mi avvicinai rimanendole alle spalle.
    Avvicinandosi l'estate i cappotti avevano abbandonato i corpi dei miei colleghi viaggiatori. Mi accorsi di un altro particolare fisico molto interessante della ragazza misteriosa. La gonna che indossava era leggera e il tessuto si poggiava sul suo corpo, mi accorsi che fino ad ora non avevo notato che il posteriore della lettrice sembrava quello di una brasiliana. Ovviamente non lo era, tratti somatici e colore della pelle trasparivano una sua non discendenza carioca. Ma il suo sedere era altro e tondo, altro particolare che avevo sempre adorato nelle donne.
    Sommando queste considerazioni all'occhialino di forma sfiziosa poggiata sul suo naso, mi accorsi che la ragazza mi piaceva. Trovavo il suo corpo e il suo stile eccitante.
    Riposi ogni pensiero osceno e mi concentrai sul capire cosa stesse leggendo.
    Lessi qualche rigo ed immediatamente ai miei occhi risaltarono parole come se fossero luminose. Capezzolo, Tettone, Cazzo.
    Strizzai gli occhi come a cancellare un miraggio nel deserto. Li riaprii e curioso cercai di nuovo tra le parole del manoscritto.
    Non avevo immaginato nulla. Stava leggendo un racconto erotico. La cosa mi eccito all'istante.
    Il fatto che lo leggeva sul bus la metteva al rischio di essere vista, e se aveva accettato questa eventualità, mi piaceva ancora di più per la sua sicurezza mista a sfrontataggine.
    Mi avvicinai di più e nel farlo poggiai il mio corpo contro il suo. Ero evidentemente eccitato. Sentivo il mio sesso essersi fatto duro dopo aver letto quelle parole. Sarei voluto sprofondare, pronto all'aggressione verbale da parte sua. L'instabilità dell'autobus e la sconnessione del pavimento stradale mi avevano praticamente fatto finire addosso a lei. Come se fossi un maniaco in cerca di abbordarla.
    Forse non ero così eccitato, o forse la ragazza era abituata a sentirsi le persone addosso sui mezzi. O forse ero io che mi agitavo troppo per uno scontro fortuito. Forse...
    E se invece, pensai, se ne fosse accorta e stesse volutamente fingendo di non aver sentito? Fui incuriosito da questa eventualità. Così mi avvicinai di nuovo. Il tessuto leggero del mio pantalone non lasciava dubbi. Ero eccitato.
    Mi poggiai volutamente contro il suo corpo...il mio sesso sul suo didietro. Spinsi un pochino, a dissuaderla dal pensare ad un contatto fortuito. Non si ritrasse, anzi. La sentivo spingere verso di me. Nel contempo la sua mano fece saltare un bottone della camicia.
    Da dietro, essendo più alto, riuscivo a guardare bene la sua scollatura. Un seno grande e sodo, naturale nella forma. Mi avvicinai ancora al suo corpo. Si sistemò meglio...a far coincidere la cucitura centrale della sua gonna con la mia eccitazione.
    Non potevo crederci. Il musone che ero sempre stato non solo ci stava provando con la ragazza, ma la ragazza sembrava non tirarsi indietro. Rimasi poggiato al suo corpo per l'intero viaggio continuando a spingere il mio sesso contro di lei. Non si ritrasse mai. Il movimento dell'autobus sui sanpietrini della pavimentazione era una vibrazione naturale che mi fece apprezzare ancora di più le forme della viaggiatrice sconosciuta.
    Lei continuò a leggere avidamente il suo racconto, ed io non trovai mai il coraggio di dirle una qualche parola per provare a parlarci.
    La desideravo, sentivo che il mio corpo la voleva, e capivo che lei non si dispiaceva di questa cosa.
    Nonostante lungo il tragitto l'autobus si fosse parzialmente svuotato, rimanemmo sempre incollati l'uno all'altra per tutto il percorso.
    Arrivammo alla nostra fermata e dopo aver prenotato la fermata cominciai a cercare qualcosa da dirle, prima di perdere l'occasione di conoscerla meglio.
    Non feci nulla, quasi rischiai di rimanere sull'autobus quando seguendola con lo sguardo la vidi allontanarsi.
    Scesi al volo, rischiando quasi di rimanere tra le porte del mezzo.
    Mi incamminai a testa bassa verso casa, incazzato con me stesso per la poca lucidità e prontezza con cui avevo affrontato quell'occasione.
    Infilai gli auricolari e ascoltai la mia musica per cercare di non pensare.
    I passi si confusero col suono dei bassi...arrivai a casa dopo circa cinque minuti e quasi senza accorgermene mi resi conto che il mio pensiero non era mai cambiato.
    Entrando in casa andai in bagno per lavarmi le mani. Mi accorsi che la mia eccitazione era ancora evidente. Decisi di farmi una doccia, prima di passare la mia serata da single sul divano. Mi spogliai, automaticamente ripensai alla ragazza del bus.
    Tolsi le mutande lasciando scoperta la mia eccitazione...la mia mano scivolò in basso, iniziai a sfiorare il mio sesso ripensando ai momenti a bordo del bus...fantasticando su di un finale diverso da quello vissuto. Immaginavo di possederla sul mezzo di fronte a tutti, sapendo benissimo che nella realtà non sarei mai riuscito a farlo. La mia eccitazione cresceva, sentivo le vene pulsarmi...mi interruppe il suono del campanello.
    Fui come svegliato di colpo, non aspettavo nessuno. Mi misi addosso l'accapatoio e senza farmi sentire mi avvicinai alla porta per spiare chi fosse. Era la vicina, una signora sulla 70ina che spesso veniva a chiedermi aiuto per dei piccoli favori in casa. Aprii la porta giusto per farmi vedere, adducendo la scusa che fossi poco vestito. Emilia, così si chiamava la signora dell'interno 7, si scusò e mi disse che doveva solo chiedermi se avevo visto in giro il suo gatto.
    Ero urtato dalla richiesta tanto stupida, ma sapevo quanto la signora ci tenesse, da quando era rimasta sola il felino era la sua unica compagnia.
    Le dissi che l'avrei aiutata a cercarlo, non appena avessi finito la doccia.
    Si scusò mille volte e tornò al suo appartamento.
    Tornai in bagno...la mia eccitazione era ancora forte, nonostante l'interruzione. Ero sul punto di ricominciare da dove avevo interrotto, quando il suono del campanello mi fece saltare.
    Stavolta proprio non me lo aspettavo, e mi arrabbiai pensando di nuovo ad Emilia e al suo stupido gatto.
    Mentre mi dirigevo verso la porta cercai di pensare al fatto che la signora era sempre stata carina con me, e quindi non meritava una brutta risposta ma, di certo, volevo farle capire che ero urtato. Decisi di aprirle con l'accappatoio aperto, per farle capire che ero in doccia.
    Aprii la porta quasi spalancandola, rimasi di stucco quando vidi la ragazza dell'autobus davanti a me.
    "Cosa..?? Io...." Rimasi senza parole. Mi sorrise divertita.
    "Apri sempre la porta con la pistola puntata contro i tuoi ospiti?" fece lei indicando il mio accappatoio aperto.
    Solo allora mi resi conto di averle aperto praticamente nudo, con ancora l'eccitazione della masturbazione iniziata e interrotta 2 volte.
    Mi coprii. Mai in vita mia mi vergognai tanto. Le chiesi scusa cercando di bofonchiare qualcosa su di un gatto nella doccia......
    Sorrise di gusto.
    "Mi fai entrare?" mi odiai per la stupidità del momento e per la mia maleducazione.
    Feci per coprirmi meglio, chiudendo la cinta dell'accappatoio.
    "In realtà è inutile che ti copri, ormai l'ho sentito così bene che lo avevo già immaginato!!!"
    Rimasi di stucco.
    "Sono qui per porti un affare"
    Feci un cenno di assenso, la mia faccia doveva essere così sorpresa da sembrare quella di un bambino.
    "Tu non mi fai domande personali, io non ne faccio a te. Sono venuta qui per quello. E vorrei che tu soddisfacessi le mie voglie. Devi prendermi come se fossimo sull'autobus ancora"
    Non potevo crederci, stavolta mi imposi di essere risoluto e di parlare il minimo indispensabile. Feci cadere l'accappatoio e la girai come a darmi le spalle. Mi avvicinai premendo il mio sesso sulla sua gonna.
    Spinse il suo corpo contro di me, proprio come aveva fatto sul mezzo pubblico. Stavolta le sua mani presero i miei fianchi per spingermi ancor di più su di lei. Iniziai a tirarle su la gonna piano piano, scoprii le sue cosce fino al merletto delle autoreggenti. Il suo corpo si muoveva e dei sospiri accompagnavano il contatto tra il suo corpo ed il mio.
    Arrivai a scoprire il suo sedere e notai che non portava intimo...non chiesi nulla infilai il mio uccello tra le sue chiappe tonde......era un culo sodo e tondo, il solo averlo poggiato tra quelle chiappe mi fece trasalire...le iniziai a sbottonare la camicia, mentre il suo corpo si muoveva con dolcezza. Scoprii il reggiseno che a fatica conteneva un seno strabordande. La slaccia dall'ingombro dell'intimo superiore la gravità fece il suo lavoro....le sue tette si mostrarono in tutto il loro splendore. Capezzoli enormi e seni dalla forma a punta...la mia eccitazione era la massimo.
    Iniziai a carezzarle la fica e mi accorsi che il suo pube era peloso...le divaricai un pochino le gambe per toccarla meglio, passando le dita tra la peluria pubica arrivai subito tra le sue labbra...dove trovai il clitoride gonfio e caldo....presi a giocarci, provocando in lei dei sussulti.
    Iniziò a bagnarsi, sentivo le mie dita inumidirsi, presi ad infilarle ritmicamente nella sua fica, entrando ed uscendo per tornare poi al clitoride. Si toccava i capezzoli, prendendoli tra pollice ed indice, quasi a strizzarli. La feci poggiare delicatamente sullo specchio dell'ingresso piegando il suo corpo quel tanto che bastava per scoprire meglio il suo sesso. La toccavo da dietro infilando completamente le mie dita nel calore della sua fica. I gemiti diventarono via via più intensi. Decisi di volerla possedere. Glielo infilai dopo aver leccato la mia mano ed inumidito la mia cappella. Un movimento secco, che produsse uno schiocco del mio inguine sulle sue chiappe. Trasalii, vidi i suoi occhi rotare dallo specchio. Inarcò la schiena per farlo entrare meglio. Strinsi le sue tette per tenerla attaccata a me e la scopai con forza. Era bagnatissima ed il mio cazzo scivolava dentro di lei affondando fino alle palle.
    Dallo specchio mi godevo lo spettacolo delle sue tette che sbattevano tra di loro, al ritmo dei miei colpi da dietro. La sua faccia era un film porno. Si mordeva il labbro inferiore, tirava fuori la lingua per inumidirsi le labbra e con le mani continuava a toccarsi i seni. Rallentai per prenderla in una posizione diversa magari sul divano ad un metro da noi.
    "Come se fossi sul bus.....non devi cambiare posizione e non fermarti, più forte.....ancora.....scopami così"
    Non mi feci pregare.....aumentai il ritmo dei colpi la sentivo coinvolta nel rapporto che stavamo avendo. Si godeva il momento così come facevo io. Il calore nel suo corpo aumentava...iniziò a lanciare gridolini sempre più acuti, le parole era tronche....
    "Siiii.....anco.......spin...daiiiii"
    Il forte calore della sua venuta mi sorprese....sentivo colare le mie palle....aveva apprezzato ed era evidente.Rimase qualche momento con il mio uccello dentro di lei....ero ancora eccitatissimo e pensavo a come prenderla successivamente.
    "L'affare che volevo proporti è il seguente. Tu mi hai fatto venire. Ora io faccio venire te."
    Si inginocchiò e me lo prese in bocca. La vedevo farlo sparire nella sua bocca al primo ingoio. Lo faceva mentre continuava a toccarsi il seno, avvicinando le tette, schiacciandole tra di loro. Succhiava mentre mi guardava negli occhi, lo faceva senza toccarlo con le mani....ingoiandolo fino in fondo. Mantenne gli occhiali sugli occhi tutto il tempo. Ero così eccitato che dopo un paio di minuti sentivo esplodermi. Cercai di resisterle. Succhiava avidamente mentre ansimava. La sua bocca si stringeva intorno alla mia cappella.
    LA vedevo pronta per esplodere, lo tirai fuori e lei aprii la bocca tirando fuori la lingua. Strinse le tette tra di loro mente un primo fiotto di sborra la colpì tra naso e bocca, la sua lingua subito si mosse a recuperare il nettare del piacere. Ogni suo gesto mi eccitava da morire, spruzzai di nuovo un fiotto più consistente che fini sulla lente dei suoi occhiali, seguiti da altri che le centrarono labbra e bocca......la sua lingua prese a leccare di nuovo le labbra. Poggia la mia cappella sulla sua lingua. Lo infilò di nuovo in bocca mentre la sborra le colava dai lati della bocca. Si sfilò gli occhiali e li leccò. Non lasciò nemmeno una singola goccia su di essi, stessa pulizia la fece sul suo volto con le dita. Succhio le dita ripulendole. Si alzò, mi sorrise.
    "E' stato un piacere, ci vedremo sul bus"
    "Tutto qui?" le chiesi. Si girò con la faccia quasi arrabbiata.
    "Un affare, tutto qui. Non voglio sapere nulla di te. Non voglio dirti niente di me. Volevo questo e tu lo volevi ,siamo adulti giusto?"
    Mossi la testa con fare assertivo, mentre si riabbottonava la camicia. Rimise bene la gonna raccolse la borsa.
    "Grazie ci vediamo domani o prossimamente sul Bus"
    Rimasi nudo davanti allo specchio per un pezzo. Chiedendomi cosa fosse successo e se realmente fosse successo.
    Fu di nuovo il campanello a svegliarmi dai pensieri. Mi avvicinai alla porta senza pensare al fatto che fossi nudo. Aprii e la signora Emilia rimase stupita.
    "Giovanotto! "
    Mi nascosi dietro la porta come svegliato da uno schiaffo in pieno volto.
    "Le chiedo scusa...ero in doccia e..."
    "Non si giustifichi, ho trovato Felix...." Sorrisi felice alla notizia "molto carina la signorina" fece la signora mentre con Felix in braccio tornava verso il suo appartamento.
    Non era una sogno. Era accaduto davvero.
    Entrai in doccia cercando di capire come mi sarei dovuto comportare se l'avessi incontrata l'indomani. Avevo vissuto un'esperienza incredibile.
    L'acqua calda calmò la mia eccitazione e lavò via le mille domande che mi ponevo. Rimasi sotto l'acqua bollente per un tempo infinito.
    Quando uscii dalla doccia il mio bagno sembrava Milano. Una coltre di nebbia dovuta al calore non mi permetteva nemmeno di vedermi allo specchio.
    Uscii in corridoio per specchiarmi portandomi dietro buona parte del vapore della doccia. Mentre mi specchiavo si posò sul vetro dello specchio impedendomi di nuovo di specchiarmi.
    "Ma che caz...." Il vapore fece comparire qualcosa sul vetro.....una scritta...un numero.......aspettai pochi minuti e sorrisi.
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