1. Una strana allergia

    AvatarBy Ares il 27 June 2014
     
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    Elena era una piacevole ragazza di 19 anni. Un carattere molto gentile e un fisico decisamente maturo per la sua età. Aveva dei capelli ramati, che si arricchivano di striature rosse ai raggi del sole, e che apparivano come castani nelle giornate nuvolose o di notte. Occhi blu come l’oceano, pelle rosea, un fisico asciutto ma con una terza abbondante di seno e un sedere piuttosto prominente. La primavera era abbastanza inoltrata e da qualche giorno aveva una leggera irritazione alla pelle. Le capitava di sentire prurito sulle braccia, sulle gambe, sul collo e su altre parti del corpo. Osservandosi vedeva delle chiazze rosse. Erano piuttosto fastidiose ma se stava un paio di minuti senza grattarsi sparivano del tutto. Notò che si formavano soprattutto dove era solita tenere le maniche arrotolate sulle braccia, o sul collo in corrispondenza del colletto delle magliette. Non disse niente ai suoi genitori pensando che fosse una cosa transitoria. I giorni però passavano e il problema non accennava a diminuire, anzi diventava sempre più fastidioso. Al punto che non ce la faceva a non grattarsi e così le comparivano delle bolle. E inoltre toccandosi provocava anche la diffusione delle macchie in altre parti del corpo. Non ce la fece più e lo disse a sua madre. Lei era un’infermiera e le diede una pomata al cortisone che affievolì il prurito, ma disse che il giorno dopo sarebbero andati dal dottore. La visita fu veloce, il medico prescrisse subito una dieta priva di cibi grassi, e sconsigliò l’uso del cortisone, che avrebbe potuto peggiorare la situazione. Spiegò che la cosa poteva essere dettata da un’attività anomala del fegato. Ma le cose non migliorarono affatto. La mattina quando si svegliava era già ricoperta di chiazze. Sentiva un prurito costante. In pratica non poteva toccarsi. Ma era quasi impossibile. Tant’è che veniva spesso sgridata da suo padre, sua madre e suo fratello di 5 anni più grande. Non andava neanche più a scuola, era infatti impossibile seguire le lezioni, non faceva altro che grattarsi e i compagni la prendevano in giro. La stessa cosa valeva per la pallavolo. Dovete infatti sapere che Elena aveva avuto qualche problema in passato, e frequentava ancora il quarto anno della scuola superiore. Aveva avuto gravi problemi di salute e per questo aveva perso due anni di scuola. Ci aveva messo un po per riprendersi, anche psicologicamente, ma alla fine era tornata a scuola per prendere il diploma, e poi chi sa... magari avrebbe proseguito gli studi all'università.

    Una notte molto calda Elena si ritrovò a sudare nel letto e si tolse il pigiama rimanendo in intimo. Solitamente non lo faceva. Aveva sempre dormito col pigiama, anche d’estate metteva dei pigiamini estivi. Era piuttosto pudica. Infatti, per esempio non amava molto andare al mare, per via del fatto che doveva mettersi in costume. Le dimensioni del suo seno la mettevano in imbarazzo. Faceva finta di niente con gli altri ragazzi e ragazze che conosceva al mare o con i suoi amici, ma non poteva fare più di tanto quando veniva tradita dai suoi capezzoli che spuntavano dal tessuto del costume. Si sentiva a disagio e osservata, in imbarazzo. E così anche a pallavolo. Durante le partite lei e le sue compagne dovevano mettere la divisa. Una maglietta aderente ed un paio di calzoncini attillati a mutanda. A volte durante le partite si deconcentrava pensando di essere osservata, soprattutto quando giocavano in casa e al palazzetto c’erano le famiglie e gli amici suoi e delle sue compagne. Cercava continuamente di aggiustarsi i calzoncini, che avevano la brutta abitudine di avventurarsi nella fessura tra i glutei. Ma con i movimenti continui che doveva fare, salti, piegamenti e tuffi, era praticamente una missione senza speranza. Pensava a tutto questo mentre si acclimatava dentro le coperte leggermente a disagio per via dell’assenza del pigiama, e poi si addormentò. La mattina seguente le ci volle un po’ prima di realizzare che non sentiva prurito. Nonostante le sue abitudini pudiche andò da sua madre in biancheria intima, e le fece vedere. Entusiaste pensarono che forse era tutto finito, ma quando dopo la doccia Elena si vestì ricominciò tutto da capo. Si rivolsero nuovamente al medico e gli esposero le novità. Il medico disse che forse si trattava di un’allergia sviluppata nei confronti di alcuni materiali chimici usati dalle industrie tessili. Prescrisse una pomata e una serie di test allergenici da svolgere nel suo ambulatorio la settimana successiva. Nel frattempo a casa Elena, per evitare il ritorno delle chiazze, era praticamente costretta a stare in slip e reggiseno. Il suo imbarazzo iniziale era evidente, i genitori e il fratello infatti la prendevano pure in giro, bonariamente si intende, per sdrammatizzare.

    Le situazioni imbarazzanti erano però all’ordine del giorno. Una sera per esempio vennero a trovarli i suoi zii con i suoi due cugini di un anno e due anni più piccoli di lei. Appena capì cosa stava succedendo lei si fiondò subito in camera. Dopo un po’ però sua madre venne a prenderla, e rimproverandola per la sua maleducazione la trascinò a salutare i parenti. Indossava un paio di mutandine rosa che non coprivano tutto il sedere, ed un reggiseno bianco che altresì non copriva l’intero seno ma ne lasciava scoperta la parte superiore, e che per giunta le era pure rimasto un po’ piccolo. Le tette erano quindi strizzate e piuttosto prominenti. Evidentemente in imbarazzo venne salutata dagli zii e dai cugini che, forse ancora più imbarazzati di lei, rimasero a bocca aperta a fissarla. Sua madre cominciò a spiegare la situazione raccontando tutto. Elena tentava di reggere la conversazione con gli zii mentre i cugini continuavano a fissarla spudoratamente senza che nessuno sembrava farci caso. Era viola in volto e i capezzoli le si inturgidirono, la cosa la si poteva notare chiaramente. Fu una delle serate più imbarazzanti della sua vita, ma non era niente in confronto a quanto la aspettava.

    A forza di stare solo con slip e reggiseno le chiazze cominciarono a comparire nuovamente, a partire dalle zone coperte dalla biancheria intima. La cosa tornò a farsi insopportabile. Aveva forti pruriti alle zone intime, vere e proprie irritazioni alla vagina e ai capezzoli, che praticamente erano sempre rigidi. L’irritazione alla vagina le provocava uno strano effetto. Le pareva di essere sempre al limite dell’orgasmo, in un perenne stato di eccitazione. Cercava di non toccarsi ma la cosa non era proponibile. La tentazione di grattarsi era fortissima. Si chiudeva in bagno e si grattava finendo per masturbarsi furiosamente. Mentre si sfregava con forza la vagina si sentiva incendiare. Non osava penetrarsi con i diti perché era ancora vergine, ma non ce ne era bisogno. Sentiva l’eccitazione crescere, il clitoride infiammato era di dimensioni enormi, Elena lo massaggiava con le dita, quasi come si stesse facendo una sega. E quando l’orgasmo scoppiava era un’esplosione di energia, con i muscoli del bacino presi da convulsioni e la vagina da contrazioni così forti che Elena non aveva mai provato prima. Appena finito e rimessi gli slip tutto ricominciava da capo e nel giro di un paio di minuti era di nuovo nella stessa condizione di prima. Aveva molte decine di orgasmi al giorno, anche centinaia. Elena dovette quindi rinunciare anche alla biancheria intima. Non poteva uscire di casa ne indossare vestiti, girava per casa sempre completamente nuda. Inutile dire quanto si vergognava, ma del resto non c’era nulla da fare. All’inizio cercava di coprirsi con le mani il seno e la vagina, ma non poteva certo coprirsi per tutto il tempo. Anche suo fratello non riusciva a non guardarla. Lei se ne accorgeva, e si accorgeva anche dell’effetto che faceva su di lui, con i suoi calzoni perennemente gonfi all’altezza delle parti basse. Elena si sentiva a disagio a passare tutto quel tempo nuda, si sentiva in imbarazzo e spesso e volentieri si eccitava pure. I capezzoli le diventavano turgidi e la fica le diventava umida e se ne vergognava. Ad un certo punto la situazione cominciò però ad essere piacevole per lei. Le piaceva quella sensazione di liberta e trasgressione che le dava essere nuda, le piaceva sentirsi in imbarazzo, osservata, sapere che eccitava suo fratello. Certe volte faceva anche a posta a mettersi in posizioni eccitanti. Per esempio a tavola se finiva l’acqua andava lei in cucina a prenderne dell’altra. Così di ritorno con la brocca piena faceva a posta a versarne un pò, e poi si piegava a gambe tese senza piegare le ginocchia, almeno per quanto poteva, per pulire il pavimento, offrendo così una visione celestiale delle sue grazie. Le piaceva sentire l’eccitazione salire e poi doversi sforzare per riprendere il controllo ed evitare di avere un orgasmo davanti alla sua famiglia.

    Una volta si trovò sola in casa, e sentì suonare il campanello, guardò dalla finestra della villettina familiare in cui viveva con la sua famiglia ma non riusciva a vedere chi fosse. Il campanello continuò a suonare con insistenza. Elena era nuda e non sapeva come comportarsi, poteva ignorare il campanello, ma poteva essere importante, poteva essere suo fratello che ritornava prima dalle lezioni dell’università. Pensò di mettersi qualcosa solo per aprire ma poi avrebbe dovuto sopportare le terribili irritazioni per ore e decise che non ne valeva la pena. Infine si decise ad aprire. Affacciò il capolino coprendo il resto del corpo dietro la porta. Era un giovane che cominciò subito a parlare senza darle alcuna possibilità di liquidarlo cordialmente. Era un ragazzo che stava passando di casa in casa per raccogliere fondi per un progetto umanitario e stava spiegando la situazione in cui vivevano le popolazioni della regione della Somalia dove l’associazione umanitaria, con cui collaborava volontariamente, operava. Non la finiva più. Elena stava in una posizione piuttosto scomoda che non era facile mantenere a lungo. Così cominciò ad aprire un po’ di più la porta per assumere una posizione più comoda. Questo però non le permetteva di nascondersi completamente. Il ragazzo si accorse che era nuda. Anche perché di lato alla porta nell’entratina c’era una parete a specchio. Il giovane poteva vedere dallo specchio il corpo di Elena di profilo. Rimase un po’ sorpreso ma si riprese agevolmente. Così chiese a Elena se potesse entrare per palare meglio, ma non diede il tempo ad Elena di rispondere e si infilò sfacciatamente in casa. Arrivò fino in salotto ancora ringraziando Elena poi si girò. Elena non aveva ancora realizzato bene cosa era successo, così non si era coperta con le mani. Il giovane poté godere della visione di Elena nuda per degli interminabili istanti. Quando Elena si accorse della situazione cercò di coprirsi. Con una mano si copriva la vagina e con quell’altra tentava inutilmente di coprirsi il seno. Il giovane si finse sorpreso e dispiaciuto ma intanto non la perdeva di vista un secondo. Era enormemente imbarazzata ed impaurita. Gli urlò di andarsene e così il giovane, anche se a malincuore, dovette abbandonare la visione celestiale di Elena completamente nuda. Appena ebbe chiuso la porta Elena si accorse di quanto la cosa l’avesse eccitata. Era infatti tutta bagnata. Ora quasi rimpiangeva di averlo mandato via, pensò che avrebbe potuto giocare un po’ con lui. Ma poi si disse che sarebbe stata una sciocca ed un’ irresponsabile.

    Quella sera i suoi genitori avrebbero lavorato fino a tardi entrambi ed il fratello aveva fatto sapere che avrebbe dormito a casa di alcuni suoi amici all’università per una festa. Quindi era sola. Non aveva voglia di cucinare e decise di ordinare una pizza a domicilio. Sfogliò l’elenco telefonico, e appena trovato quello che cercava fece l’ordine e fornì l’indirizzo per la consegna. Appena finita la telefonata pensò che tutto questo le forniva un’altra occasione per fare un po’ la scema. Quando dopo una mezz’ora suonò il campanello il cuore le batteva a mille e già si sentiva l’eccitazione salire. Andò ad aprire coprendosi come fece anche il pomeriggio con il volontario. Alla porta c’era un ragazzo piuttosto anonimo, bassino con un cappello da baseball ed un accenno di barba. Aveva in mano una scatola quadrata per una pizza tonda. Si rese subito conto che avrebbe dovuto o farlo entrare e far appoggiare sul tavolo la pizza a lui, oppure spalancare la porta e prendere la pizza lei con tutte e due le braccia. In entrambi i casi lui l’avrebbe vista completamente nuda. Ma nel secondo caso lei non avrebbe potuto coprirsi in nessun modo. Con coraggio optò per quest’ultima opzione. Aprì completamente la porta offrendo la visione del suo corpo nudo all’ignaro ragazzo che rimase immobile e stupito a guardare tanta meraviglia. Lei era eccitatissima e imbarazzatissima ed aveva già i capezzoli oltre modo rigidi. Elena disse che doveva scusarla perché stava andando a fare la doccia quando aveva sentito il campanello e che poteva darle la pizza. Il ragazzo si scosse dall’ estasi e, senza perdere di vista quelle tette sode, tonde ed abbondanti e quella fighetta coperta da una leggera peluria rosso rame, le porse la pizza senza dire una parola. Lei con la voce un po’ scossa dall’imbarazzo si girò e disse con il tono più naturale che poté di seguirla per i soldi. Elena aveva così esposto al ragazzo l’immagine dei suoi glutei sodi e ben scolpiti dallo sport e dalla giovane età che sculettavano ondeggianti ed invitanti. Elena posò la pizza nel tavolo della sala dove la raggiunse il ragazzo. Elena aveva appositamente messo la borsa con il portafoglio dentro in basso vicino al televisore. Così per prendere i soldi fu costretta a piegarsi badando a non flettere le ginocchia, offrendo così al ragazzo della pizza una visione paradisiaca del suo ano e delle sua figa totalmente esposti. Lei era eccitatissima, aveva la figa visibilmente bagnata e aveva il cuore che andava a mille. Rimase per interminabili momenti a cercare il portafoglio fino a che decise che aveva esibito a sufficienza le sue parti intime a questo sconosciuto e si alzò porgendo i soldi al ragazzo. Nel farlo rimase piacevolmente colpita nel vedere il gonfiore nei calzoni del ragazzo pizza. Il ragazzo esitando un po’ le disse che mancava la mancia. Questo era chiaramente falso perché le aveva dato un pezzo da dieci euro, ma stette al gioco e dopo averci pensato un po’, sempre più eccitata, gli disse che per mancia avrebbe potuto toccarla. Lui non se lo fece ripetere… non poteva credere a quanto era stato fortunato. Non solo aveva visto una splendida ragazza nuda ma questa gli aveva impacchettato una bella esibizione stile nightclub e ora si faceva anche toccare. Eccitatissimo si fiondò sul seno di Elena afferrando a mano piena le tette e giocando con esse e con i capezzoli. Elena rimase sorpresa dall’impeto del ragazzo, ma lo lasciò continuare. Lui prese a giocare con quei capezzoli ormai drittissimi anche con la lingua e con le labbra. Baciava e leccava quei seni e succhiava quei capezzoli, e pensava di vivere un sogno. Lui dopo un po’ fece scendere le mani fino al ventre di lei, si inginocchiò e arrivò all’altezza della vagina che squadrava per bene mentre con le mani abbracciava le natiche sode di Elena. Elena sentiva quelle mani vogliose avventurarsi per il suo corpo per farlo proprio e violare la sua intimità. Sentiva quelle mani abbracciare e avvolgere il suo seno, i suoi glutei, i suoi fianchi ed il suo ventre. A poco a poco sentiva la sua respirazione farsi più profonda, il suo bacino sempre più caldo e infuocato. Sentiva i capezzoli ed il clitoride gonfiarsi e l’eccitazione salire. Intanto il ragazzo pizza continuava a violare quel corpo, esplorandolo e godendo di tutto quello splendore. Ad un certo punto afferrò le piccole labbra allargandole per baciarle e laccarle, percorrendole con calma con la sua lingua. Vedeva il clitoride di Elena crescere di dimensioni e farsi prepotentemente avanti, quasi fosse un invito a stimolarlo. Cominciò a succhiarlo, a massaggiarlo, mentre con le dita percorreva le piccole labbra. Poi si avventò con la lingua sul clitoride e sulla vagina sempre più bagnata di Elena. Usava la lingua come strumento per aprire definitivamente le porte del piacere ad Elena. Leccava il clitoride facendo dei cerchi con la lingua intorno ad esso, poi passava alle piccole labbra. Con le mani tendeva la pelle per allargare la fica di Elena, e abbracciò con le sue labbra quelle della fica di lei, baciando e succhiando quella vagina come se la stesse mangiando. Elena intanto aveva cominciato a mugolare di piacere e a muovere il bacino con un movimento sensuale andando in contro alla lingua del ragazzo. Ragazzo che con le mani tornò su quel meraviglioso culo, afferrando le natiche, percorrendo con le dita lo spazio fra i glutei, fino a ritrovare la fica di Elena sotto quell’ano inesplorato. Elena era sempre più eccitata, sentì un calore pervadere il suo ventre, le labbra della vagina contrarsi. Il ragazzo pizza capì cosa stava succedendo e si allontanò leggermente con la faccia per assistere meglio alla scena. Continuava a stimolare la vagina di Elena con una mano mentre questa era preda di violenti spasmi muscolari. Dopo di che Elena venne urlando di piacere puro, dimenando incontrollatamente il bacino, con le tette che ballavano in maniera super eccitante, e la vagina che si contraeva e si bagnava. Mentre ancora Elena ansimava il ragazzo si alzò e le disse che adesso doveva ricambiare il favore. Elena abbassò lo sguardo e vide i calzoni del ragazzo incredibilmente rigonfi. Pensò che la richiesta era sensata, però non aveva mai fatto ciò che si apprestava a fare. Infatti per via del suo carattere riservato, almeno fino a qualche giorno fa, e dei problemi di salute che aveva affrontato non aveva mai avuto esperienze sessuali di alcun tipo fino a quel momento. A parte un bacio, il suo primo bacio, ma questa è un'altra storia. Ormai la vergogna era sparita, quindi non si fece problemi. Si inginocchiò, sbottonò i calzoni del ragazzo e tirò fuori il suo pene. Era abbastanza grosso, anche se Elena non ne aveva mai visto uno dal vero, tranne quello di suo fratello quando era piccolo ma non contava. Lei lo prese con una mano e cominciò a massaggiarlo su e giù. Con l’altra mano cominciò ad accarezzare i testicoli, come aveva visto fare in uno dei filmini porno che suo fratello pensava di aver nascosto bene nel pc. Dopo un po’ cominciò a leccare e a succhiare la cappella. La avvolgeva con le labbra, baciandola e leccandola. Il ragazzo pizza mugolava di piacere. Dopo un po’ Elena cominciò a far scivolare quel cazzo dentro la sua bocca, percorrendolo e accogliendolo al suo interno per quanto le fu possibile. Lo abbracciava e lo avvolgeva con la lingua mentre andava sempre più in profondità e lo succhiava mentre risaliva in superficie. Con una mano continuava a percorrere quel pisello dal fondo fino ad incontrare le sue labbra, coordinandosi in modo da percorrere con la mano tutto il cazzo. Cazzo che ormai era duro, gonfio e grosso, attraversato da vene imponenti e pulsanti. Con l’altra mano invece massaggiava i testicoli sempre più gonfi del ragazzo. Il ragazzo intanto sentiva il suo cazzo all’interno della bocca di Elena, come se le appartenesse, come se glielo avesse ceduto e potesse farne quello che voleva. Sentiva il suo cazzo mentre era coccolato da quelle mani, da quelle dita, da quelle labbra e da quella lingua. Sentiva il piacere risalirlo e farsi strada. Dopo non molto i gemiti del ragazzo si fecero più intensi, i suoi spasmi più violenti, il suo viso fu sconvolto dal piacere e Elena fu sorpresa da una schizzata di sperma che le finì dritta in gola. Tirò subito fuori il cazzo, ma per questo prese un’altra schizzata in faccia e nel seno , e quando riuscì ad alzarsi e ad allontanarsi il ragazzo aveva già finito. Costui rimise il cazzo nelle mutande, e dopo essersi ripreso la salutò con un bacio e una pacca sul sedere. Dopo di che se ne andò con un “mille grazie, ci chiami ancora”. Elena richiuse dietro la porta. Si guardò allo specchio e realizzò di essersi completamente esposta e offerta in tutta la sua intimità ad un ragazzo di cui non conosceva nemmeno il nome e del cui sperma era ricoperta, che l’aveva toccata e leccata dappertutto, a cui aveva fatto un vero e proprio pompino. Si immedesimò in lui e pensò che dovesse considerarla una vera troia. E per giunta aveva pure l’indirizzo di casa sua, e con un minimo di furbizia anche il numero di cellulare che aveva usato per l’ordinazione. E per finire aveva pagato 10 euro per una margherita che ne valeva 4 e che ormai doveva essere fredda! Pensò a tutto questo ed era spaventata, si sentiva esposta ed indifesa, ma anche eccitata. Infatti la sua fica era di nuovo fradicia.

    Intanto era arrivato il giorno dei test allergenici all’ambulatorio del dottore. Dopo attente osservazioni lei e sua madre decisero che avrebbe indossato un vestitino leggero senza niente sotto, con una certa scollatura sul davanti e che le arrivava a metà coscia. Era la prima volta da un mese circa che usciva di casa. Era una giornata ventosa e il suo vestito si muoveva piuttosto liberamente al vento, scoprendole ogni tanto le parti intime. L’effetto della brezza sulla pelle nuda era estasiante per Elena, che con quel vestito si sentiva un po’ a disagio visto che si era ormai abituata alla nudità. Anche se quel vestito non è che la coprisse più di tanto. Entrarono in macchina e arrivarono all’ambulatorio in orario per l’appuntamento. Non c’erano altri clienti ed entrarono subito. Appena entrati e fatti i convenevoli Elena chiese di potersi togliere il vestito perché cominciava a sentire del prurito. La richiesta fu accolta e Elena si ritrovò completamente nuda in una stanza con altre 5 persone. C’erano infatti la sua famiglia, il dottore e la sua assistente. Dopo tre ore di vari test il medico poté eseguire la diagnosi. Disse che Elena era affetta da una sindrome incurabile, una malattia delle pelle che si sviluppa nel periodo finale dell’ adolescenza e che si manifesta con reazioni allergiche molto violente al contatto con qualsiasi tipo di tessuto. Disse che l’unica cosa che poteva fare era prescriverle una pomata naturale alle erbe disponibile in farmacia, che avrebbe ritardato il comparire delle irritazioni per qualche ora, in media 3, ma questo poteva variare da soggetto a soggetto. Elena apprese quindi con sgomento misto ad una strana soddisfazione che la sua situazione non era affatto transitoria, ma che sarebbe stata perennemente costretta a vivere senza quasi usare i vestiti.


    Elena si rese conto che avrebbe dovuto ripensare radicalmente la sua vita. Non avrebbe più potuto indossare la biancheria intima e anche i costumi da bagno sarebbero stati un problema. Avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai jeans. Avrebbe potuto indossare solo gonne e vestiti piuttosto corti ed arieggiati. Per lo sport avrebbe dovuto usare dei calzoncini e dei top molto minimali, e avrebbe quindi dovuto chiedere alla società di realizzare una divisa particolare per lei. Ed ogni vestito poteva essere messo solo per 3 ore. Dopo di che avrebbe dovuto toglierselo, spalmarsi tutto il corpo con quella crema, che quindi doveva sempre portare appresso, aspettare 10 minuti che la crema fosse assorbita dalla pelle e poi avrebbe potuto rivestirsi. Sarebbero stati quindi un problema l'inverno, i lunghi viaggi, le vacanze e le gite. Per non parlare del fatto che avrebbe dovuto spiegare tutta questa situazione imbarazzante a tutti i suoi amici e parenti.
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