1. Sorelline Intraprendenti

    AvatarBy Ares il 22 Sep. 2014
     
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    Già da mesi continuavo a chiedermi cosa fare dopo il diploma, avevo sempre pensato che mi sarei laureato in ingegneria, ma vedere tanti che dopo anni di studio e sacrificio non riuscivano a trovare un lavoro degno degli sforzi fatti, mi convincevo sempre più che era meglio fermarsi al diploma.
    La mia famiglia, composta da 5 persone, i genitori 50 anni sposati da 25, conducono una ditta di rappresentanze, laureati a pieni voti, dopo aver vagato da un ufficio all’altro in cerca di un lavoro che fosse consono a loro, presero la decisione di mettere su una ditta per la costruzione di depuratori per il riciclo delle acque, ma si scontrarono con la burocrazia, cosi optarono per la rappresentanza di tali prodotti.
    Ho 2 sorelle gemelle, Tania e Vaia, sedici anni appena compiuti.
    Io Gigi, 19 anni con un diploma di geometra fresco di stampa, mi ritrovo un volantino tra le mani, “la tua patria e la tua casa”, una bandiera tricolore e due mani che la tenevano stretta.
    Cosi senza rifletterci troppo, andai al vicino distretto, e chiesi informazioni sul volantino, pochi minuti e mi portarono la documentazione per avviare la pratica di arruolamento volontario, compilai tutte le scartoffie e preparai i documenti richiesti, dopo trenta giorni ero alla visita militare.
    Preparai le valige, salutai tutti e partii per il C.A.R. 4 0re di treno e la mia avventura ha inizio.
    Sono passati tre mesi e finalmente torno a casa in licenza, siamo a metà novembre, l’estate di San Martino, passo in ufficio dai miei, prendo le chiavi e mi avvio verso casa, la mia stanza a cambiato aspetto, tutte le mie cose sono state relegate in un angolo o trasferite chissà dove, non mi preoccupo, poso il borsone, faccio una doccia e mi lascio andare sul mio letto.
    Mi sono addormentato cosi nudo come ero, sopra le lenzuola, la stanchezza del viaggio e il turno di guardia della notte,il sonno aveva preso il sopravento e cosi sono crollato.
    Ero ancora intontito dal sonno, ma mi sentivo eccitato, sentivo distintamente una mano che scorreva sul mio cazzo carezzandolo dalle palle fino al prepuzio, timidamente faceva scorrere la pelle scoprendo il glande, la piccola mano si fermò tenendo l’asta ritta mentre dal glande faceva capolino una goccia di precum, schiusi di poco le palpebre tanto da poter vedere ciò che stava accadendo, e vidi che la mano che mi stava trastullando la verga era la manina di Tania, era imbambolata ad osservare la verga che intanto cominciava a pulsare, non si rese conto che io la stavo osservando, con l’altra mano andò con l’indice sul glande ormai rorido e paonazzo, e tolse la goccia, saggiandone la consistenza e la viscosità con i polpastrelli, si portò la mano vicino al naso per sentirne l’odore.
    Si umetto le labbra, e cambiando di mano sulla verga che sentivo pulsare con più frequenza, ora la mano che teneva la verga era la mano destra, mentre la sinistra era andata a sollevare la gonna, scivolando dentro le mutandine ormai fradice, era così presa che non si era resa conto che ormai ero completamente sveglio, lasciai che continuasse nel suo intento, oramai ero all’apice e bastò poco che venni copioso nella sua manina che alla vista dello sperma che zampillava, presa dal panico cercava di contenerne gli spruzzi con ambo le mani, restando con le mutandine scese alle ginocchia.
    Non mossi un dito, la lasciai fare rimasi a godermi la finale di una sega memorabile con la visione della sua patatina davanti ai miei occhi, mentre il flusso andava diminuendo e solo gli ultimi spasmi facevano uscire le ultime gocce, lei si guardava intorno come a cercare qualcosa per pulire ed asciugare tutto lo sperma, ne aveva piene le mani, ma era colato sulla mia pancia e ne ero imbrattato fino al petto, e ora rischiava di colare sulle lenzuola, a quel punto si sfilò le mutandine e cercò così di tamponare il rigagnolo che correva verso le lenzuola, solo allora si rese conto che io seguivo la scena.
    Era diventata rossa come un peperone, non proferiva parola, e guardandomi fece una smorfia mordendosi il labbro inferiore stringendo le spalle come ad aspettarsi un sfuriata da parte mia, a quel punto io aprì il cassetto del comodino e fortunatamente trovai dei fazzolettini di carta, l’unica cosa che era rimasta di ciò che io avevo lasciato, perché invece di trovarci il mio intimo, ci trovai reggiseni e mutandine in pizzo.
    Presi i fazzolettini, li apri e glieli diedi, lei li prese prodigandosi ad asciugare il più possibile, ma per quanto si sforzasse, la carta si incollava sul mio corpo e sulle sue mani.
    Mi alzai, e le dissi che bisognava andarsi a lavare, cosi mi diressi in bagno con Tania che mi seguì, pensavo che sarebbe andata in camera sua, invece entrò insieme a me, e visto che volevo fare la doccia, mi disse che aveva bisogno di fare la doccia anche lei, in effetti avendo dei capelli molto lunghi,si erano impastati di sperma e ne aveva le punte completamente incollate: facciamola insieme disse tanto oramai e inutile coprirsi, detto ciò, senza aspettare risposta, sollevò il vestito sfilandolo dalla testa, poi sfilò la canottiera e rimase nuda, mi incantai ad ammirare il suo corpo stupendo, con i seni ben formati e le aureole rosa pallido che incorniciavano i suoi capezzoli irti, il mio sguardo percorreva il suo corpo ammirando ogni dettaglio, i fianchi stretti e la pancia piatta davano l’idea della perfezione femminile, il monte di venere coperto da una leggera peluria disegnava un triangolo perfetto.
    Lei rimase ferma a farsi ammirare, compiaciuta del fatto che non gli ero indifferente, e dando un’occhiata al mio scettro, amicò un sorriso malizioso, ero eccitato all’inverosimile, e lei entrando in doccia, fece in modo di strusciare il suo splendido culetto sul pacco ormai fuori controllo, aprii l’acqua, e ne regolai il flusso e la temperatura, mentre lei prese lo shampoo e il bagnoschiuma, mi porse lo shampoo chiedendomi di lavargli i capelli, versò il bagnoschiuma nella sua manina e cominciò a lavare il mio corpo, e nel farlo si soffermava sulla verga scorrendo su e giù, di lì a poco sarei di nuovo esploso per cui gli chiesi di fermarsi.
    Rimase interdetta come se avesse ricevuto un rimprovero, ma la rassicurai, lavando i suoi capelli, e le spalle, aspettava di sentire le mie mani sul suo seno, e io lo presi in mano palpandolo con tenerezza, la sentivo vibrare dall’eccitazione e senza indugio presi a baciarli con foga e a succhiarli con avidità, le mie mani scesero sui glutei per farla aderire al mio corpo, e lei rispose prontamente cingendomi con le braccia, essendo più alto di lei, il pene rimaneva ritto tra i nostri corpi, la sollevai per i glutei, e lei afferrò nuovamente la verga e la abbassò fino a poterla cavalcare, la senti scorrere lungo lo spacco caldo e lubrificato, ma dovevo sostenerla più in alto perché cosi piegata mi faceva male, la feci salire fino a sentirla quasi verticale, e lei cinse con le gambe dietro la schiena lasciando che il glande poggiasse sullo spacco, solo allora le nostre labbra si incontrarono unendosi in un turbinio di emozioni, mi resi conto che non aveva mai baciato, perche era impacciata e aspettava la mia iniziativa, carezzai con la lingua le sue labbra e lei rispose con la sua lingua, la accolsi risucchiandola nella mia bocca e lei fece altrettanto, ora era incollata alla mia bocca e mi stringeva con le mani e con le gambe impedendomi ogni movimento, sentivo la sua patatina grondare sul mio pene che non accennava a cedere di un millimetro, finalmente allentava la stretta delle gambe dandomi la possibilità di muovermi, ma nello stesso momento sentii il glande varcare la soglia della sua patatina, e lei prontamente strinse di nuovo le gambe, ma prese ad allentare dolcemente fino a fermarsi con la verga piantata fino a metà, la sostenni per glutei facendola risalire , per poi farla ancora scendere, e ogni volta che il glande raggiungeva l’imene, lei bloccava la discesa, era al culmine, e sentivo il suo orgasmo montare, e allo stesso tempo montava anche il mio, l’avrei fatta venire, poi sarei uscito senza deflorarla, e gli sarei venuto sulle tettine, ma era lei che comandava, e nel momento che raggiunse l’orgasmo, si lasciò scivolare impalandosi del tutto sulla verga, per poi chiudere con forza le gambe impedendomi ogni movimento, rimase così fino a sentire la verga che la riempiva, e più lo sentiva pulsare, più la sua patatina si chiudeva e lo strizzava risucchiando ogni goccia e incitandomi a muovermi in lei dopo che aveva allentato la morsa delle sue gambe, ebbe ancora un orgasmo violento e si lasciò andare esausta tra le mie braccia e il cazzo ancora piantato fino alla radice.
    Lo levai dolcemente come era entrato, continuando a sostenerla tenendola abbracciata, mi inginocchiai davanti alla sua figa, e vidi che colava fuori una parte dello sperma che l’aveva inondata, misto al sangue della deflorazione, la accarezzai dolcemente e gli diedi un bacio sull’inguine, le sue mani sulla mia testa facevano una leggera pressione affinché continuassi, e divaricando le gambe mi faceva capire cosa desiderava in quel momento.
    La invitai a voltarsi verso il muro, e da dietro intrufolai tra le sue chiappe fino a raggiungere le labbra ancora aperte, lei si mise prona e indietreggiò consentendomi di penetrarla con la lingua ed esplorarla come mai nessuno aveva fatto, con il clitoride gonfio tra le mie labbra la sentivo vibrare a ogni movimento della mia lingua, sentivo la sua patatina fremere e contrarsi mentre un altro orgasmo la portava ancora in estasi, le sue gambe tremavano come canne al vento e non si reggeva più.
    Mi alzai in piedi ancora dietro di lei e tenendola per i fianchi gli feci sentire ancora la verga sullo scoscio, la prese da sotto e se poggio diritta sulla patatina, facendosi penetrare ancora una volta, lasciai che lei stessa desse il ritmo, ma quando sentii il suo orgasmo ormai prossimo, diedi degli affondi sempre più veloci portandola in breve all’apice, e nello stesso momento che spingeva indietro per sentirlo più a fondo, venni ancora una volta dentro a quel paradiso infuocato.
    Finalmente si stava calmando e anche io cominciai a rilassarmi, finimmo di lavarci per bene poi uscimmo dal bagno dirigendoci in quella che era la mia cameretta.
    Si mise le mutandine e uscì dalla camera, tornò poco dopo portandomi un paio di mutande e una maglietta intima, poi continuò a vestirsi, ancora non sapevo dove era la mia roba, mi resi conto che la mia cameretta era diventata la cameretta di Tania e che i miei vestiti erano stati trasferiti in un’altra zona della casa ma non sapevo altro, per cui lei mi chiese di seguirla, aprì quello che era il suo armadio e mi disse di aiutarla a trasferire la mia roba nella mia camera, lei invece trasferì le sue mutandine, reggiseno e collant nel suo comodino ma lasciò i vestiti nel mio armadio, dicendo che tanto io sarei ripartito e lei avrebbe avuto nuovamente la disponibilità della mia camera, però mi promise che avrebbe lasciato uno spazio per la mia roba, quanto alle mutande e alle magliette avrebbe trasferito il comodino della sua stanza perché aveva 2 cassetti così avrebbe lasciato una parte della sua biancheria intima nel comodino, e ancora non avevo visto Vaia, era mezzogiorno e bisognava avviare il pranzo per cui Tania lasciò la stanza e si avviò in cucina, notai che aveva indossato una maglietta bianca che io avevo lasciato prima di partire, la riconobbi subito perché aveva una scritta sulla schiena, gli stava larga, e la copriva fino a sopra le ginocchia, e sicuramente non era la prima volta che la indossava.
    Cominciai ad apparecchiare la tavola, così chiesi come mai Vaia non era a casa,Tania mi rispose che lei era a casa perché aveva fatto una visita ginecologica disse che era un mese che prendeva la pillola per regolarizzargli il ciclo, quindi Vaia sarebbe arrivata verso le 13,30, insieme ai nostri genitori.
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