Avevamo litigato brutalmente due giorni prima, e quelle 48 ore senza vederci erano state uno strazio, mi mancava e sapevo di mancargli, avevo bisogno di vederlo e così misi da parte l'orgoglio e, nonostante sapevo che era ancora arrabbiato con me, mi preparai per andare da lui.
Reggiseno in pizzo nero sotto un vestito scollato bianco lungo sopra il ginocchio, miniperizoma abbinato, calze autoreggenti, tacchi alti, poco trucco e via. Prima di entrare nell'ascensore di casa sua mi aggiustai il seno, in modo che il reggiseno coprisse solo i capezzoli. Mi diedi un ultimo sguardo allo specchio, il vestito faceva risaltare la vita stretta e il mio sedere alto, il seno era invitante, avevo in mano le carte per essere perdonata.
Mi aprì il suo coinquilino, mi guardò e senza distogliere lo sguardo da me, lo chiamò, poi poggiò la mano sulla mia schiena e mi fece strada sino alla cucina.
Lui arrivò subito, in pantaloni della tuta e una maglietta da casa, mi guardò e guardò il suo coinquilino, che mi versava un bicchiere d'acqua fissandomi il petto e le gambe. Lo vidi sussultare dal fastidio, gli disse qualcosa in dialetto e lo mandò fuori di casa.
Eravamo soli, finalmente.
Io ero fremente, lo guardavo e lo desideravo, ma ero anche spaventata, sapevo della sua gelosia, e la parentesi degli sguardi con il coinquilino non poteva avergli fatto piacere.
- potevi direttamente uscire nuda, mi disse, e mi alzai, mi avvicinai a lui
- mi mancavi
- e ti vesti da puttana quando ti manco?
gli lecco le labbra e mi respinge, ma mi insinuo tra le sue gambe, spingo il corpo contro di lui, il vestito scende, scoprendo un pezzo del reggiseno, lo bacio di nuovo. Sa di buono, è caldo e la sua lingua stavolta non mi respinge, si avvolge alla mia, facendomi venire i brividi dall'eccitazione.
Mi mette una mano sul vestito e mi accarezza il fondoschiena, mi spingo verso di lui, poggia la mano libera tra di noi, sul mio collo, e scende, mi tortura i seni con le mani grandi, li tasta, cerca i capezzoli da sopra la stoffa, abbassa la testa per respirarci contro.
Intanto, strusciandomi contro di lui sento le risposte del suo corpo a tutto questo. I pantaloni della tuta non nascondono il rigonfiamento in mezzo alle gambe, e lo sento premere contro la mia pancia, il che mi fa impazzire dalla voglia di lui.
Ci stacchiamo e mi fa andare in camera da letto, cammino davanti a lui, sculettando, ma è lui che si siede a letto per primo, mi sto
per sedere su di lui e mi ordina -Chiudi la porta a chiave. Mi giro e la chiudo.
- Ora senza girarti togliti le calze.
Resto girata verso la porta e piegandomi in avanti mi tolgo le calze, lentamente, sento il vestito che si alza sul mio culetto mentre mi piego, entrambe le volte, e sento il perizoma sfregarsi contro la mia figa che diventa sempre più umida, mi piace.
- Siediti qui
Mi giro e vedo che è rimasto in boxer....
Reggiseno in pizzo nero sotto un vestito scollato bianco lungo sopra il ginocchio, miniperizoma abbinato, calze autoreggenti, tacchi alti, poco trucco e via. Prima di entrare nell'ascensore di casa sua mi aggiustai il seno, in modo che il reggiseno coprisse solo i capezzoli. Mi diedi un ultimo sguardo allo specchio, il vestito faceva risaltare la vita stretta e il mio sedere alto, il seno era invitante, avevo in mano le carte per essere perdonata.
Mi aprì il suo coinquilino, mi guardò e senza distogliere lo sguardo da me, lo chiamò, poi poggiò la mano sulla mia schiena e mi fece strada sino alla cucina.
Lui arrivò subito, in pantaloni della tuta e una maglietta da casa, mi guardò e guardò il suo coinquilino, che mi versava un bicchiere d'acqua fissandomi il petto e le gambe. Lo vidi sussultare dal fastidio, gli disse qualcosa in dialetto e lo mandò fuori di casa.
Eravamo soli, finalmente.
Io ero fremente, lo guardavo e lo desideravo, ma ero anche spaventata, sapevo della sua gelosia, e la parentesi degli sguardi con il coinquilino non poteva avergli fatto piacere.
- potevi direttamente uscire nuda, mi disse, e mi alzai, mi avvicinai a lui
- mi mancavi
- e ti vesti da puttana quando ti manco?
gli lecco le labbra e mi respinge, ma mi insinuo tra le sue gambe, spingo il corpo contro di lui, il vestito scende, scoprendo un pezzo del reggiseno, lo bacio di nuovo. Sa di buono, è caldo e la sua lingua stavolta non mi respinge, si avvolge alla mia, facendomi venire i brividi dall'eccitazione.
Mi mette una mano sul vestito e mi accarezza il fondoschiena, mi spingo verso di lui, poggia la mano libera tra di noi, sul mio collo, e scende, mi tortura i seni con le mani grandi, li tasta, cerca i capezzoli da sopra la stoffa, abbassa la testa per respirarci contro.
Intanto, strusciandomi contro di lui sento le risposte del suo corpo a tutto questo. I pantaloni della tuta non nascondono il rigonfiamento in mezzo alle gambe, e lo sento premere contro la mia pancia, il che mi fa impazzire dalla voglia di lui.
Ci stacchiamo e mi fa andare in camera da letto, cammino davanti a lui, sculettando, ma è lui che si siede a letto per primo, mi sto
per sedere su di lui e mi ordina -Chiudi la porta a chiave. Mi giro e la chiudo.
- Ora senza girarti togliti le calze.
Resto girata verso la porta e piegandomi in avanti mi tolgo le calze, lentamente, sento il vestito che si alza sul mio culetto mentre mi piego, entrambe le volte, e sento il perizoma sfregarsi contro la mia figa che diventa sempre più umida, mi piace.
- Siediti qui
Mi giro e vedo che è rimasto in boxer....